Page 23 - Ruffino_2013
P. 23

204                       X. 9. La musica di tradizione orale




                             Esecuzione: Giovanni Zarcone (voce), Salvatore Vinci (zampogna).
                               Rilevamento: S. Bonanzinga; San Filippo Superiore, 06/05/2001.

                  Facciuzza di galoffaru a bbuttuni,
                  chi cciàuru chi ffai quannu spampani.
                  Fai l’adori di lu ggielsuminu,
                  chi cciàuru chi ffai quannu spampani.

                  Ffàcciti dâ finestra scornacrapi,
                  patruni i sti tri pecuri rugnusi,
                  lampu di la finestra mmi ti trasi
                  e mmi ti pulizìa st’occhi araddusi.

                  Com’àiu a ffari ca sugnu malatu,
                  facitiminni assai pani bbugghiutu.
                  Iò vinu nun nni bbivu timpiratu,
                  mû bbivu fotti mi mmi dugna aiutu.

               Quando la fila dei cofinara giungeva in paese, qualche donna si poteva accodare
            al corteo suonando il tamburello (tammureddu). Ma era nel momento in cui si arrivava
            presso il palmento che accadeva la cosa più notevole: il portatore più robusto si piaz-
            zava all’ingresso e non consentiva agli altri di scaricare le ceste. Era chiaramente una
            prova di forza e un gesto di sfida, cui gli altri replicavano iniziando a danzare una ta-
            rantella al suono di zampogna e tamburello. Si ballava con la cesta sulle spalle (cû
            còfinu ncoddu), davanti al palmento, anche per un’ora.
                                                     Allo stesso tempo prossimo e distante
                                                  dall’ambiente contadino era il sotterraneo
                                                  mondo degli zolfatai (surfarara). L’estra-
                                                  zione dello zolfo comportava condizioni
                                                  di lavoro altamente rischiose (non si con-
                                                  tano i morti a causa di frane, esplosioni o
                                                  esalazioni venefiche), secondo un regime
                                                  economico cinico e violento, fondato su
                                                  contratti a cottimo per i minatori e sull’in-
                                                  tenso sfruttamento di bambini e ragazzi

            Fig. X.54. Racalmuto 2006. Canto con ac-  dai sette ai quindici anni (carusi) occupati
            compagnamento di scacciapensieri [foto  sottocosto fino a dieci ore al giorno. Nei
            di S. Bonanzinga]                     momenti di pausa – corrispondenti ai pasti
   18   19   20   21   22   23   24   25   26   27   28