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I tonni sono adesso in superficie (ph. 21, 22); l’acqua è già arrossa-
ta perchè, in cerca di una via di scampo, i grossi pesci si feriscono l’un
l’altro. Le code frustano con violenza l’acqua, i pescatori accennano
zZa monaca ncammisa, o altri canti di contenuto erotico-scherzoso.
Progressivamente gli ordini del rraisi vengono trasmessi quasi
esclusivamente con il fischietto, i pescatori assicurano le reti al bar-
cone e afferrano gli arnesi con cui dovranno arpionare i tonni. I
tonni arpionati sorvolano le spalle dei pescatori al grido:“Unu e ddui!
Unu e ddui!...” (ph. 26, 20, 31, 33, 34).
La mattanza dura mezz’ora, un’ora o molto di più (ph. 24, 34),
secondo il numero dei tonni. Infine il rraisi grida:“E ssempri sia laratu lu
nnomu ri gGesù!” tutti rispondono:“gGesù!”. Al termine della mmattan-
za le imbarcazioni rientrano nel porticciolo ad esclusione del fasced-
dru i livanti che, trainato a remi da un rrimocchiu, si dirige verso lo sta-
bilimento in cui sarà effettuata la lavorazione del tonno (ph. 36, 34).
La pesca del tonno è oggi in crisi. Lo testimonia il ridursi progres-
sivo della quantità del pescato conseguentemente la progressiva
chiusura delle tonnare un tempo numerose lungo le coste della
Sicilia. A Favignana, che è una delle poche tonnare che resiste, la cat-
tura di 2.000 tonni segna una stagione di pesca fortunata. Per misu-
rare le differenze tra ieri e oggi basti osservare la vecchia fotografia
che riportiamo (fig. 11) in cui è documentata una mmattanza a
Favignana nei primi del Novecento. L’immagine riproduce, intanto, il
fasceddru i punenti, utilizzato per mmattanziari solo quando il nume-
ro dei tonni è considerevole. Il gioco delle ombre, inoltre, suggerisce
un’ora molto avanzata laddove oggi quasi ogni mmattanza termina
prima delle 11 del mattino.
A Favignana, infine, nello stabilimento in cui si lavora il tonno, a
parlare di cifre vi è una lapide:
“Al 1859 anno ultimo gabella Florio la tonnara di Favignana pescò
10.159 tonni...”(ph. 48).
28 elsa guggino - gaetano pagano