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demersali) e derivanti (lasciati in balia dei venti e delle correnti, posizionati a mezz’ac-
qua o in prossimità della superficie per la cattura di specie pelagiche). Tali attrezzi
sono impiegati in tutte le marinerie italiane e principalmente sono adatti alla cattura di
naselli, cernie, gronchi, murene, pagelli, rombi, rane pescatrici, razze, palombi, sara-
ghi, tonni, pesci spada e lampughe. I palangari sono generalmente considerati at-
trezzi molto selettivi perché la dimensione delle prede catturate, dipende dalla gran-
dezza dell’amo usato. Nelle aree costiere del territorio siciliano, la produzione ittica e
il settore della pesca hanno un significativo peso economico e occupazionale che si
unisce al valore tradizionale e culturale di un’attività che è parte integrante dell’imma-
gine dell’Isola. La Sicilia detiene il primato in Italia sia per capacità che per attività di
pesca. Qui si concentra oltre un quarto delle catture delle specie demersali effettuate
ogni anno e un terzo dei ricavi complessivi del comparto (Milisenda, 2011). Inoltre tra
le diverse regioni italiane, la Sicilia possiede la flotta più grande sia in termini di unità
che di tonnellaggio. Circa il 24% di tutti i battelli operanti a livello nazionale ed il 33%
del tonnellaggio impiegato nell’attività di pesca è rappresentato dalla flotta siciliana.
Nonostante l’elevata produttività del settore della pesca industriale, la pesca artigia-
nale continua ad essere quella che più caratterizza il comparto ittico regionale (circa
il 50% dell’intera flotta regionale). In generale, si può affermare che la produzione di
tale pesca, sia di alta qualità, essendo composta da specie commerciali molto ricer-
cate dai consumatori locali e nazionali.

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