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Non si pervenne ad alcuna dichiarazione
formale di fallimento per due ragioni: prima
del1942la materia era regolata dal vecchio Co-
dice di Commercio del1882 che prevedeva l' av-
vio della procedura concorsuale esclusivamente
nei confronti di coloro che esercitassero «atti
di commercio per professione abituale»; for-
mulazione molto ristretta per includere la mol-
teplicità di attività propriamente imprenditoriali
del finanziere Florio. La seconda ragione era
ovviamente politica e di immagine: nessun go-
verno avrebbe potuto permettersi di mostrarsi
insensibile al crollo della più prestigiosa Casa
siciliana; l'insolvenza e il salvataggio dovevano
essere gestiti nel modo più indolore possibile;
come in effetti avvenne. Tuttavia, la discesa agli
inferi dell'indebitamento progressivo e inarre-
stabile avvenne per tappe; prima la perdita di
liquidità propria, poi l'esposizione verso le ban-
che (Commerciale, Banco di Sicilia, Cassa di
Risparmio), inizialmente garantita dalle azioni
della N.G.I.; infine, la cessione delle stesse e le
ipoteche su tutto il patrimonio. Tutto ciò è stato
doviziosamente ricostruito da ricerche storiche
molto approfondite svolte nel corso degli ultimi
tre decenni; basti citare per tutti i contributi di
Giuseppe Barone (1990) e di Orazio Cancila
(2008).
La prima iscrizione ipotecaria risale al1899
per un debito di 77 mila lire e mentre in quegli
stessi anni Ignazio jr si lanciava in iniziative ete-
rogenee (costruzione del sanatorio-grand hotel
Villa Igiea e villino Florio; fondazione del quo-
tidiano "l'Ora"; intesa con lo Stato e il Comune
di Palermo per la costruzione del Cantiere Na-
vale e numerose altre di minor portata), la Banca
Commerciale, nel 1902, incorporava il Banco
Florio a fronte di w1a scopertura pari a 5 milioni
di lire. Nel1904 Ignazio cedeva alla stessa banca
la parte più consistente del suo portafoglio di
Manifesto pubblicit ario del vino licenziare operai era del tutto "normale", non azioni N.G.I; nel1905 vendeva al genovese At-
marsala Florio, Cantine Florio,
Marsala rappresentava l'eccezione né a Palermo, né nei tilio Odero la sua quota di proprietà del Can-
cantieri e negli stabilimenti meccanici di Ge- tiere navale palermitano; nel1906 i limiti della
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nova, Livorno e Trieste. E non era andata di- sua scopertura venivano elevati a quota 14 mi-
versamente venti anni prima, quando a guidare lioni. Nel1907 una parte cospicua delle azioni
la Casa era il genitore. Quale fu la sorte dei 180 dello stabilimento enologico marsalese veniva
operai della "Tessoria del Pegno", quando il se- ceduta alle Distillerie Italiane di Milano. Nel
natore Florio fu costretto a cessare l'attività? 1908la Banca Commerciale acquisiva le residue
Non risulta siano stati assunti come giardinieri azioni della N.G.I. e nel1909 Ignazio vendeva
nel parco dell'Olivuzza di sua proprietà. ad alcuni in1prenditori settentrionali le future
Della stessa inconsistenza è l'altra tesi se- pescagioni di sei annate delle tonnare delle
condo cui Ignazio jr abbia onorato con il suo Egadi, per conseguire un'anticipazione di 8 mi-
patrin1onio tutti i debiti. Mai menzogna è risul- lioni di lire garantita da iscrizione ipotecaria su
tata più autentica. tutto il patrimonio delle Egadi.
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