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384             LA FAMIGLIA, LA CASA

           «imo moto, per scansarne  i colpi di coda, dagli stessi
           marmai che Phan preso \iene spinto dentro la bar-
           caccia  , dove  continua  a  sbattere  furiosamente  la
           coda. Ma esso non è solo  ; con  esso  ne  son  presi
           cinque, dieci da altri marinai; mentre l'acqua, agi-
           tata fortemente, è tutta coperta di schiuma; ad ogni
           tratto  i dorsi e i ventri luccicano sulle sponde delle
           4ue grandi barche feriti, sobbalzanti, trattenuti dagli
           uncini. Alcuni  si tingono d'un sangue cupo, che par
           quasi nero quando scorre sul bruno dei dorsi: altri
           d' un sangue  vermiglio quasi giocondo  ; certe ferite
           danno un sol flotto di sangue; certe altre ne versano
           con gran furia e in gran copia come se fosse cacciato
           fuori da un interno  lavaggio:  e la  uccisione dura
           spietata per circa un'ora fra quel frastuono di  colpi,
           di voci, di spume agitantisi che fan l'acqua in molti
           punti tutta rossa come se sul campo di quell'uccisione
           fosse caduto e ondeggiasse  il drappo  rosso  d' una
            enorme bandiera sconfìtta» \
             Una lunga strofa, l'ultima del canto, sostiene sino
           alla fine la pesca micidiale:
                       Guianzò, gniauzò  !
                      Nui àutri viaudanti
                      A sta munnu semu  tanti,
                      E vulernu beu servir!
                      A  la lìdi cristiana.
                      Santa Virgioi di  la Scala,
                      Passasti la cium ara.

             ^ Archivio, V. XXIII, pp. 509-10.
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