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GAP. XXII. LA TONNAKA 379
e lo minacciano di un tuffo nelPacqua; anzi vanno tuf-
fando a poco a poco e ripetendo più volte : Ah ea vi
huddamu L„ Ah ca vi hhuddamuf {shh che vi tuffiamo)
finché lo bbuddano davvero : poi lo portano fuori con
loro, e noi riconducono al suo posto finché i tonni non
passino.
Una volta^ se la pesca non era niente favorevole,
si prendeva la statua di S. Antonino, protettore di
quella tonnara, e si tuffava in mare come per bene-
dirlo. Dopo questa cerimonia i tonni, dicono i vecchi,
si affollavano in gran numero, e la mattanza riusciva
splendida e fruttuosa. La chiesetta di S. Antonino ci
guadagnava un tonno, dono ed offerta dei padroni.
Oggi il santo è divenuto una specie di magazzi-
niere, poiché i tonni pescati si portano nella sua
chiesa, che é il fabbricato più vicino alla spiaggia.
(Favignana),
Ohi non ha visto eseguire una mattanza o, come
dice il popolo, ^n^oGcisa (uccisione, scannatura) non può
immaginare attrattiva più irresistibile, che in tempi
non molto lontani si procurava alle famiglie reali.
Nel Museo I^azionale di Palermo sono due quadri
rappresentanti una mattanza con V intervento dei
reali Ferdinando III di Borbone e Carolina d'Austria,
e della primaria nobiltà siciliana in sul cominciare
del secolo XIX.
« Nelle grandi città, dove ordinariamente sono tante
distrazioni, non si pensa affatto alla pesca del tonnoj
nei piccoli centri, invece, tutta Pattenzione è rivolta