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CA.P. XXII. LA TONNARA         381

           dei tanti usi  angarici e perangarici che gravavano
           sulla pesca del tonno.
             Delle elargizioni volontarie poi non è a dire. Ce n'e-
           rano a S. Anna, a S  Giuseppe, a S. Antonino:  al
           quale ultimo unitamente al tonno sì offriva tirdinari
           (1 centesimo di  lira) ed una scopa per renderlo pro-
           pizio alla pesca.
             Il rais, capo per se stesso, è in qiiesto momento un
           vero Grcnerale in campo di battaglia. Eccolo disporre
           un lato della leva sul palischermo, la ^ncastiddatnra^
           quadrato di barche  : mueiari^ se  i tonni son  pochi;
           sciàhMcM  se  molti  ,  in  guisa che  questi vengano
           stretti nel quadrato di esse. Eccolo dentro la leva,
           in compagnia d'un guardiano, agguaitari in fondo, ed
           al momento opportuno  ordinare: A nnomu di Ddiu^
           muddati! ed  i pescatori della ciuffa o eMaeeMartmi^
           o  sGÌeriy mollare  i cavi che tengono le porte della
           camera. Eccolo in un terzo momento, avvistati i pesci,
           gridare con quanto n'ha in gola  : Livati ,[ livati ! livati
          forti!  e cento  braccia agitarsi improvvise e  quasi
           convulse a trarre le funi. Lo scappularu del capo è
           stato alzato sopra un'asta, segno in terra di bisogno
           di uomini o segno di pesca \
             Uno di loro, il primo intuona la cialoma o celeuma
           o celesma:  e per essa tutti sono animati  a raddop-
           piar di forza per trarre su le reti.  Il lettore  stia a
           sentire  :

             Alcune delle notizie iìu qui  esposte  le devo al cav. Pietro
           Spadaro, dotto conoscitore di cose marine.
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