Page 7 - Sicilia le piante nelle tradizioni
P. 7

etnobotanica Le piante nelle tradizioni popolari della Sicilia

▲  cucina tradizionale, con
   nomi dialettali e ricette,
   paragonate a usi di altre                     A. acutifolius e la cui parte edibile sono                                                 Fraxinus ornus
   aree italiane e del Mediter-                  i turioni; tali specie, come il Ruscus
   raneo. Tra queste piante,                     hypoglossum,”sparaciu di tronu”, sono           Variamente cucinati sono i bulbi di
   62 (di cui 23 Asteraceae)                     mangiate in omelettes, paste, riso              Allium ampeloprasum (25). Raro è l’uso
   sono consumate crude o                        (21,28).                                        dei getti sbollentati e soffritti di Lycium
   in insalata; 74 (con 26                                                                       europaeum (25,31). Gli “sparacogni”
   Asteraceae e 12 Brassica-                       Il cappero, le cui cime tenere dei tral-      (Tamus communis) sono tra gli erbaggi
   ceae) si mangiano lesse;                      ci possono essere consumate come ver-           più apprezzati in area etnea: ad aprile-
   37 sono aromatizzanti; in                     dura; poichè contengono l’amarissima            maggio sono venduti in mazzi e rien-
   numero limitato si conser-                    rutina, esse sono sbollentate, strizzate,       trano nei menù dei ristoranti di Bronte
   vano in salamoia. L’uso di                    quindi poste in acqua fredda, meglio se         come specialità locale (parti apicali
   30 taxa è esclusivo della                     salata, da sostituire 2-3 volte al dì, poi      lesse amarognole per pastasciutte, ver-
   Sicilia. Nel lavoro sono                      cucinate e condite con olio, limone e           dure, frittate) (28,31). Una vera leccor-
   anche elencati 78 funghi.                     origano (28).                                   nia sono le cime di nuovi getti di Silene
   Un’altra importante ricer-                                                                    vulgaris subsp. tenoreana e i ciuffi delle
   ca è quella di Arcidiacono                      L’asfodelo giallo (Asphodeline lutea), i      tenere foglie lesse, fritti in polpette con
   e Pavone relativa all’area                    cui getti (privati delle foglie avvolgenti)     uova e pecorino (28). Di gradevole sapo-
   dell’Etna (28), in cui gli                    o i fiori sono lessati o infarinati in fritta-  re amarognolo sono i nuovi getti prima-
   autori descrivono in ampie                    ta con formaggio (25,28,29,31,45).              verili di rami di Smilax aspera, rossastri
   schede, con note circa la                                                                     e tenerissimi, cucinati come asparagi
   pulitura dell’erbaggio,                         Tra gli usi alimentari inconsueti: la         (28). Specie di uso esclusivo in alcune
   l’ecologia ecc., oltre 40                     palma nana (germogli crudi in insalate          comunità sono tipiche di altre aree
   specie edibili. Le erbe                       nel ragusano, come in Sardegna e Tuni-          mediterranee, come Barlia robertiana,
   spontanee tipiche, oltre ai                   sia) e il cardo siriano Notobasis syriaca       mangiata a S. Pietro di Caltagirone (CT)
   comuni caccialepre, car-                      (teneri fusti crudi con pane e formaggio        e a Bodrum (Turchia); e Plantago coro-
   ciofo selvatico, tarassaco                    di capra) (25). I tuberi dello zigolo           nopus (messinese, Tunisia, Creta). Tra
   ecc., sono assai numerose:                    (Cyperus esculentus) sono utilizzati e          le altre eduli (cfr.25): Carlina hispanica
   la cardogna (Scolymus grandiflorus),          commerciati nel trapanese; il rizoma di         subsp. globosa (27,28); Plantago lago-
   “scoddi” (10,31), in un piatto caratte-       Hermodactylus tuberosus (uno degli ali-         pus (10), Lactuca viminea e Hyoseris
   ristico di Bronte figura in minestra con      menti preferiti dell’istrice) è mangiato        radiata subsp. radiata (“radicchiu”),
   le tagliatelle e le foglie bollite (raccolte  nell’area dell’Etna alla brace o bollito        rosette lesse; Crepis vesicaria, parti
   in inverno) ridotte alla sola nervatura       senza epidermide. Mai citato è l’uso            aeree e rosette lesse (29,31); Biscutella
   centrale per eliminare le spine (31).         alimentare del guado (Isatis tintoria           maritima, foglie cotte (45); Onopordon
                                                 subsp. tinctoria ), “maju”, fiori in boc-       illyricum, ricettacoli e gambo ripuliti da
     La radicchiella tirrenica (Crepis bur-      cio lessati e conditi con olio e limone,        spine o strato corticale, rispettivamente;
   sifolia), “ricuttella”, apprezzata solo       o fritti (non facilmente digeribili) (28).
   in Sicilia per alimentazione, di cui si
   usano le rosette basali (25,27) nell’area
   dell’Etna.

     La “lattuchedda di S. Giuseppe”
   (Fedia graciliflora, syn. Fedia cornuco-
   piae), raccolta quando è ancora tenera,
   verso la metà di marzo (16). Appartie-
   ne alla famiglia delle valerianelle. Si
   mangia cruda con olio e limone anche
   a Mistretta (ME) dove è chiamata “lat-
   tuchedda i maio” (10).

     Il cavolicello (Brassica fruticulosa
   subsp. fruticulosa), descritto per Eolie
   (11) e Sicilia orientale (25) e apprezzato
   contorno di salsicce alla brace (28).
   Il “cauliceddu” è la verdura “regi-
   na” del territorio etneo, ricercata da
   autunno a primavera e oggetto di sagre;
   “caliciddara” sono i venditori anche
   ambulanti dell’erba (28,31). Se ne cuo-
   ciono i giovani getti, le foglie tenere
   o la piantina (28). L’asparago bianco,
   ”sparaciu biancu” (Asparagus albus)
   dai cladodi molli come il coltivato, che
   si affianca (13,16,25,28) al più comune

   52 ERBORISTERIA DOMANI Gennaio 2009
   2   3   4   5   6   7   8   9   10