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cocciopesto. Per l’esecuzione realizzazioni dei muri, conservati anche qui ad
una quota molto bassa, erano stati impiegati grossi ciottoli e pietre squadrate.
Molti di questi muri perimetrali inoltre insistevano sulle varie tombe che
costituivano la necropoli. I materiali e i reperti sporadicamente rinvenuti in
tutta l’area del villaggio presentano forti caratteri di similarità rispetto al
materiale recuperato dalla necropoli. Si ritiene che il villaggio abbia
attraversato lo stesso arco cronologico ipotizzato per le fasi della basilica e
per la necropoli. Le due sole monete ritrovate nell’area del villaggio, ossia
un piccolo bronzo di Costantino e una monetina aragonese, non possono
risultare decisive ai fini di una sicura datazione del villaggio. La fine
dell’insediamento di S. Miceli sembra sia stata causata dallo stesso incendio
che avrebbe distrutto la basilica. Un po’ ovunque furono infatti constatate
tracce abbondanti di terra e di pietre bruciate. Anche il villaggio dunque
dovrebbe essere stato distrutto durante una delle prime scorrerie musulmane
in Sicilia, avvenuta nella seconda metà del VII secolo. Pace ipotizza che in
seguito all’abbandono del villaggio, i suoi abitanti si siano trasferiti nella
vicina Salemi. Questa sembra essere l’ipotesi più probabile circa la fine
dell’insediamento e il trasferimento della sua popolazione, anche se la
decadenza dei villaggi rurali e l’accentramento degli abitanti in poche rocche
munite di difese naturali a volte inespugnabili è un fenomeno generale
avvenuto in tutta la Sicilia durante il periodo normanno.
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