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Dalle ricerche in loco, che hanno attestato tracce di rifacimento lungo

                   le strutture murarie della stessa, si ritiene che l’edifico abbia avuto una lunga

                   utilizzazione.  La  pavimentazione  mosaicata  presenta  al  centro  un  riquadro

                   rettangolare  con  una  schematica  figura  di  cervo  in  corsa  e  negli  angoli,

                   quattro  Kantharoi  dai  quali  si  diparte  un tralcio  di  vite  con volute. Per  la

                   tecnica edilizia, nonché per lo stile decorativo, i pavimenti musivi sono stati

                                                                                403
                   attribuiti a maestranze nordafricane del III secolo d.C. .
                          Gli  altri  pavimenti  presentano  combinazioni  diverse  di  motivi

                   geometrici,  ottenuti  sempre  con  l’alternanza  di  tessere  bianche,  nere  e  di

                   cotto attribuite ad un periodo compreso tra il III e il V secolo d.C.

                          Nel piccolo Museo Comunale, si conservano una lucerna e un piatto

                                                                     404
                   con motivi cristiani databili al VI seoclo d.C. .
                          Da  questi  sporadici  dati  archeologici,  a  cui  si  aggiungono  alcune

                                                  405
                   epigrafi  conservati  in  città ,  si  potrebbe  ritenere  che  i  resti  di  S.  Nicolò
                   Regale presso Mazara appartengano ad un’ insula di un insediamento di età

                   romana nonché tardo-romana collegato all’attività marittima e al transito dei

                   prodotti verso l’entroterra.

                          Proseguendo lungo la costa ad Est di Mazara, durante la tarda antichità

                   esisteva  un  insediamento    menzionato  nell’  Itinerarium  Antonini  con  il

                                                         406
                   toponimo  di  Aquis  Larodes ,  e  successivamente  nella  Tabula
                   Peutingeriana  come  Therme  Selinuntinae,  localizzata  dagli  storici

                                                             407
                   contemporanei con l’odierna Sciacca.


                          403  DI STEFANO 1982-83, p.353.

                          404
                             Il reperto nr. inv. 145 è un piatto di sigillata D a decorazione impressa con due figure maschili
                   ai lati di una croce gemmata; la forma è Hayes 104 (VI secolo d.C.); il reperto nr. inv. 143 è una lucerna
                   Atlante XEAA, (VI secolo d.C.) proveniente da contrada Spataro; vd. MAURICI 2005, p.171.
                          405  Sulle epigrafi si rimanda a MAURICI 2005, pp.169-170.
                          406
                             Itineraria Antonini Augusti et Burdigalense, (Ed. O. CUNZ), 89, 4,  p.12.
                          407
                              Una corretta analisi delle fonti geografiche antiche e medievali delle antiche terme Selinuntine
                   in relazione alla topografia e alle distanze si trova in UGGERI 1968, pp.37-40.

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