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sono state negli ultimi anni soggette ad una robusta opera di antropizzazione
a causa del caotico sviluppo urbano di Alcamo Marina che ha
inesorabilmente deturpato il territorio. La contrada Bosco di Alcamo,
ospitava un tempo, come suggerisce lo stesso toponimo, una vasta area
boschiva che assieme alla vicina Selva Parthenica (contrade Bosco e Bosco
Falconeria) dovevano costituire una vasta area di macchia mediterranea.
Nelle vicinanze di questa porzione di territorio, nel XII secolo, estese
superfici di terreno, in particolare prossime al Castello di Calatubo, erano già
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coltivate ed intensamente abitate .
L’area compresa fra la fascia pericostiera e le pendici settentrionali di
monte Bonifato presenta un paesaggio collinare, aggredito dall’espansione
edilizia della periferia settentrionale di Alcamo (Fig.4). Dal punto di vista
morfologico il monte Bonifato si presenta come una potente struttura che si
eleva ripidamente fino ad 825 metri. L’area sommitale soggetta a vari
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processi di antropizzazione, ospiterà in età medievale un’area fortificata . Sia
l’area sommitale che le pendici orientali del monte Bonifato sono state
oggetto nell’ultimo settantennio di un’intensa opera di riforestazione che ha
portato alla costituzione di una vasta pineta che per il suo valore
naturalistico, è stata decretata Riserva Naturale, ed è oggi gestita dalla
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Provincia Regionale di Trapani . A Sud ed ad Ovest del monte Bonifato si
estende un’area costituita da colline in prevalenza di età miocenica, con suoli
argillosi. L’area è attraversata dagli affluenti di destra e del medio corso del
fiume Freddo quali il vallone del Valso, fosso Piraino, vallone Modichella,
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Idrisi, in Blib. ar. sic., I, p. 86: “Calatubo è una robusta fortezza ed un vasto paese da cui
dipende un ampio territorio adatto alla semina e molto produttivo; dista dal mare quattro miglia
all’incirca, è fornito di porto in cui si approda per caricare frumento in grande quantità ed ogni altro tipo
di granaglie, in questa località esiste una cava da cui si tagliano le pietre per mulini azionati da acqua e
per quelli di altro tipo detti « persiani»”.
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FILIPPI 1996, pp. 76-86.
10 Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2010.
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