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parametri fisici di temperatura e di salinità, giocano un ruolo importante nel delineare la fisionomia
di queste aree. Anche a livello di ambienti costieri, la fisionomia bionomica e biogeografica è diversa
per le tre coste. Ultimo motivo, ma non il minore, che in queste diverse aree ho lavorato, sia pure con
frequenza, intensità e finalità diverse. Tutti gli studiosi che si sono occupati di tonno, hanno concluso
che d’inverno il tonno scende in profondità e si eclissa. Tutti sanno che i tonni sfuggiti ai mezzi di
cattura mediterranei, siano essi fissi (tonnare) o da posta (sciabiche) o vagantivi (circuizione, tonnare
volanti, palangresi, lenze trainate ecc.) cercano di guadagnare lo Stretto di Gibilterra per raggiungere
la grande area di pastura e dispersione della popolazione che è l’Atlantico centrale e settentrionale fino
alle coste della Norvegia, fin dove arriva l’influenza delle acque della Corrente del Golfo. Va anche detto
che attraverso le iniziative di marcatura elettronica, i ricercatori hanno potuto constatare come i tonni
possano raggiungere anche profondità ragguardevoli (De Metrio et al., 2002). Ma, qual è il percorso
ed il vettore entro cui si muovono questi tonni post-genetici o questi giovani tonni di tre o quattro
anni, magari primi riproduttori? A mio avviso le aree da tenere presenti per cercare di rispondere
all’interrogativo potrebbero essere: la costa Sud Siciliana, la costa ionica o Est Siciliana, ma anche lo
costa orientale dell’Adriatico. In questi casi, l’Oceanografia di questi ultimi decenni è in grado di dare
un contributo alla comprensione dei fenomeni di migrazione e di comportamento dei tonni.
7.1. La tonnara di Capo Granitola e l’oceanografia dello Stretto di Sicilia
La tonnara di Capo Granitola si trova vicino a Mazara del Vallo. L’armamentario di questa tonnara
di ritorno, l’unica rimasta in attività fino ai primi anni ’70, era veramente imponente. Basta osservare
che l’estensione del pedale era di 6,5 km che presentava due campili (nasi o ritorti) e che l’isola della
tonnara poggiava su un fondale profondo sui 70-80 m circa (Fig. 12). Si può immaginare il volume di
reti che era necessario per tutto il pedale e per rivestire le camere e le pareti dell’isola, il numero di
ancore (700 tra grandi a 4 marre e più piccole a tre marre; le più grandi pesavano tra 500 e 900 kg), di
galleggianti, di cordame, di barche di diversa grandezza, il numero di uomini specializzati nelle diverse
mansioni, i cui almeno 80 per l’attività a mare e 50 per le attività a terra, più altre 70 unità, di cui 50
donne quando
nella tonnara era
pure attiva la
filiera conserviera,
per avere un’idea
della grandezza di
questo impianto.
Lo sforzo
finanziario per
tenere in vita
questa azienda era
v era m en t e
r imarche vole.
M a lg rado
l ’ e n o r me
equipaggiamento,
ci furono delle
annate in cui per
la forza delle
Fig. 12 – Tonnara di Capo Granitola. Si noti la lunghezza del pedale (km 6,5) e l’isola su fondale di correnti di fondo,
m 70 circa (da G.e M. Serra, 2012). in concomitanza
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