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formano grandi aggregati di riproduttori nel periodo dell’emissione dei prodotti sessuali. Ciò serve ad
assicurare il maggior successo possibile all’atto fecondativo che, non si dimentichi, avviene nell’ambiente
acqueo esterno, dove i fattori di dispersione degli elementi genetici sono molteplici. Da qui, discende la
necessità della massima aggregazione possibile, ma anche di siti alquanto protetti come sono ad es. la
acque dei golfi della Sicilia settentrionale. Persino prigionieri in tonnara, se i tonni non sono disturbati,
ivi si riproducono. Vale la pena di riportare alcune dirette osservazioni sul comportamento dei tonni
in tonnara:
a) il gruppo prigioniero, se non molto numeroso, cioè nell’ordine di alcune decine di unità, si
suddivide in piccoli gruppi, secondo taglia/età;
b) al momento dell’emissione degli elementi sessuali, le femmine rivolgono il ventre verso l’alto
emettendo le uova, comportamento chiamato dai tonnaroti siciliani con il termine di “sbarracu” (cioè
slargamento, apertura, sbracamento), mentre i maschi che stanno più in alto fanno fluire la nube
lattescente di spermi sulle uova galleggianti sottostanti. E plausibile che la contemporaneità di queste
azioni sia dettata dall’emissione di feromoni nell’acqua;
c) in quel momento, dal punto di vista della ricerca, raccogliere dei campioni d’acqua con fitti retini
da plancton può consentire di avere delle uova fecondate di tonno;
d) questi comportamenti sono noti ai rais che comandano le operazioni di pesca della tonnara.
Si capisce perché talvolta il rais non fa mattanzare tutti i tonni prigionieri. Al ricercatore che chiede
timidamente perché non tutti i tonni siano stati uccisi e perché se ne siano lasciati vivi alcuni, il rais
risponde laconico e misterioso “per lasciare la tonnara innescata”, cioè affinché i pochi tonni prigionieri
e vivi facciano da esca ai tonni che possono arrivare nei paraggi della tonnara stessa, nelle ore o nei
giorni successivi. Il richiamo non può essere dato che da sostanze chimiche sciolte nell’acqua, cioè
da ormoni sessuali emessi in contemporanea con i prodotti genetici, cioè feromoni. Ma questo il
rais non lo sa, ma agisce come se lo sapesse. Per concludere, il gregarismo agisce sempre nella vita di
questo animale, ma cambia l’intensità aggregante a seconda dello stato fisiologico di esso. Nella fase
genetica si formano grandi aggregati (cioè carovane di centinaia o migliaia di individui), nella fase post
genetica o intergenetica o trofica si formano aggregati più piccoli (cioè gruppi di decine o centinaia di
individui).Tutto questo avviene se la popolazione di tonno risulta ancora abbastanza numerosa nell’area
di distribuzione.
5. Le migrazioni e le prime conoscenze oceanografiche
Tutti gli autori antichi, da Aristotele a Polibio di Megalopoli, da Strabone ad Eliano, da Plinio il Vecchio
ad Oppiano erano a ben ragione convinti che i tonni provenissero dal “grande mare esterno” cioè l’Atlantico
(ma loro non riuscivano ad immaginarne la vastità) e si portassero in primavera al Ponto Eusino (palude
Meotide o Mar d’Azof, Mar di Marmara e Mar Nero) per ivi riprodursi e non altrove. Gli antichi, per questa
osservazione,come per tante altre, alla luce di quel che oggi sappiamo, erano nel caso specifico, nel vero
per la prima parte (provenienza dall’Atlantico), ma si sbagliavano per il resto (luogo di riproduzione).
Tanta parte delle coste mediterranee, soprattutto quelle toccate dalla corrente atlantica entrante e dalle
sue diramazioni (Fig. 10), laddove la morfologia costiera si articola in golfi ed insenature, costituiscono
aree reali e virtuali di riproduzione per i tonni genetici. In queste aree erano collocate le tonnare, alcune
più interne, altre più esposte (di punta). Ma, quello che gli antichi sconoscevano completamente era
l’esistenza delle correnti ed il rapporto che hanno con esse i grandi migratori pelagici come i tonni. Gli
antichi non riuscivano a concepire che in mare possano scorrere dei fiumi di acqua (tali sono le correnti),
che hanno caratteristiche qualitative (salinità e temperatura) diverse da quelle dell’acqua circostante.
Oggi sappiamo che i tonni si muovono in favore di corrente e che questo fenomeno scientificamente
viene definito“reotropismo positivo”. Dal punto di vista evolutivo, il fenomeno è da interpretare
come l’utilizzo di un aiuto naturale nel risparmio di energia da parte di un migratore che compie
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