Page 13 - Bombace_2017
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percorsi di migliaia
di miglia nei suoi
spostamenti e che
consuma una grande
quantità di energia
biochimica. Da qui
anche la voracità
di questo animale
che ha bisogno
continuamente di
ricostituire le sue
riserve energetiche.
Come già accennato,
gli antichi studiosi
non avevano nozione
alcuna delle correnti
per cui dovettero
Fig. 10 – Corrente atlantica in Mediterraneo e sue diramazioni. Le tonnare di corsa o di andata
sono in qualche modo investite da questa corrente. inventarsi le cause
delle migrazioni,
di quella genetica
soprattutto. Aristotele che riteneva il solo luogo di riproduzione del tonno e dei Tonnidi in generale,
essere il Ponto e le sue adiacenze, cioè la Palude Meotide (Mar d’Azof) formulò la teoria della migrazione
circolare del tonno in Mediterraneo, scrisse: “il tonno migrante, in grandi schiere entra insieme alle
pelamidi nel Ponto a primavera, vi passa l’estate ed in autunno ne esce, seguito dai cordili”, cioè i giovanili.
E continua: …“d’inverno, al cadere di Arturo (stella della costellazione di Boote; tramonta a novembre),
il tonno si nasconde nelle profondità marine là dove viene colto dalla cattiva stagione. Solo qualche
individuo isolato è possibile pescare”. Ed in altro passo “…i tonni d’inverno si nascondono nelle profondità
marine e vi divengono più grossi” (Parona, 1919). In conclusione, tutti gli autori antichi sono concordi
nel ritenere che i tonni entrino da Gibilterra e che d’inverno scendano in profondità là dove l’inverno li
coglie. Nulla si dice perché poco si sa del tonno di ritorno, cioè del tonno che si è già riprodotto (post
genetico od intergenetico) scampato alle catture. Poiché il fenomeno dell’approfondamento o discesa
in profondità interessa i tonni post genetici, ma anche i giovani tonni delle prime classi di età, ma non
ancora riprodottisi, questi animali furono chiamati “golfitani”, cioè animali legati alle acque dei vari
golfi costieri dove essi erano nati e cresciuti nella stagione primaverile, estiva ed autunnale. Comincia
così a prendere piede l’ipotesi che ci siano due popolazioni di tonno, una atlantica che si manifesta
in Mediterraneo in primavera-estate con i tonni adulti riproduttori ed un'altra locale, mediterranea,
che comprenderebbe i golfitani oltre che gli adulti locali. L’ipotesi venne ripresa e ripetuta da diversi
autori, alcuni anche studiosi di chiara fama, ma non resse perché la realtà era un’altra. Francesco Cetti
(1777) riprende la teoria della migrazione circolare del tonno ed afferma che ci sono diverse aree di
riproduzione in Mediterraneo e non una sola (il Ponto) come indicato da Aristotele ed autori successivi.
Indica anzitutto la regione a Sud delle Baleari e le coste spagnole di Alicante e Cartagèna, indica poi le
coste orientali della Sardegna, le coste della Sicilia e della Tunisia e la parte meridionale del Tirreno. E
tutto questo è vero perché in quei luoghi indicati operavano delle tonnare che catturavano tonni in fase
genetica. Ovviamente Cetti sconosce quale sia il fattore che lega tutti i luoghi indicati, cioè la corrente
atlantica entrante e le sue diramazioni, in cui si sono incanalati i tonni maturi geneticamente per via
della loro caratteristica biologica di essere “reotropici positivi”e cioè di muoversi in favore di corrente
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