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perché dal punto di vista evolutivo questo significa risparmio di energia, come si è già detto.
               6. La migrazione di andata e “l’ammatticata “(l’ammucchiata)
               Dopo la grande controversia che oppose la tesi di una popolazione di tonno autoctono mediterraneo
            (tonni golfitani) opposta a quella di una popolazione unica atlanto-mediterranea (almeno per quanto
            riguarda l’Est Atlantico),  suffragata quest’ultima, ormai incontestabilmente, da numerose prove,
            osservazioni dirette e testimonianze, si pervenne alle seguenti conclusioni:
               a) il tonno rosso Thunnus thynnus costituisce una popolazione unica il cui habitat comprende l’Est
            Atlantico ed il Mediterraneo con i suoi mari adiacenti (d’Azof, di Marmara e Nero). Esiste un’altra
            unità di popolazione con sue aree di riproduzione nell’Atlantico Ovest (coste del Messico, degli Stati
            Uniti, ecc.). Le due popolazioni si scambiano elementi e gruppi di tonni della popolazione dell’Atlantico
            occidentale sono stati catturati nelle tonnare mediterranee. Probabilmente si tratta quindi di una
            popolazione unica con due sub unità di popolazione o di stock. Il Mediterraneo ed i mari adiacenti
            rappresentano certamente le aree principali di riproduzione e di accrescimento e stazionamento per
            almeno tre classi di età, fino alla taglia-età di prima riproduzione.
               b) Per quanto riguarda il comportamento del tonno, si può dire che esso è gregario, che si muove in
            favore di corrente e che la corrente atlantica che entra e s’inoltra in Mediterraneo, con le sue diramazioni
            ed i suoi fronti è il vettore entro cui nuotano i tonni maturi in fase di riproduzione. Questa corrente
            atlantica (Fig. 10) che gli oceanografi designano con l’acronimo MAW (Modified Atlantic Water) è
            superficiale, si divide in diramazioni diverse che interessano le tonnare della costa settentrionale di
            Sicilia, le tonnare della Sardegna e le tonnare della costa africana, cioè del Marocco, Algeria, Tunisia,
            Libia ecc. Tutte le tonnare interessate intercettavano il tonno genetico o in fase di riproduzione. In questa
            condizione, il tonno è fortemente gregario. Il periodo riproduttivo va da aprile a luglio, ma la pesca delle
            tonnare si basava essenzialmente sui mesi di maggio e giugno. Quest’ultimo mese rappresenta il picco
            riproduttivo. Per quanto riguarda la catturabilità, cioè il potere di cattura delle tonnare, va osservato
            che esso si accresce se agiscono delle condizioni meteorologiche favorevoli (brezze tese e fenomeni di
            mesoscala locali) che spingono le controcorrenti con i tonni  ancora più verso l’interno dei golfi e quindi
            nell’ambito della possibilità virtuale di cattura della tonnara. Il fenomeno meteorologico è chiamato dai
            tonnaroti siciliani “ammatticata” cioè ammucchiata, sia di acqua che di tonni, se questi però ci sono già
            nella corrente fuori dai golfi, corrente che come è noto si muove da Ovest verso Est (Fig. 10), mentre
            la controcorrente che si genera va da Est verso Ovest e si manifesta all’interno di ciascun golfo. Un
            piccolo particolare: durante la famosa controversia sulla popolazione dei tonni, ci fu chi prese l’abbaglio
            di scambiare la controcorrente per la corrente apportatrice dei tonni, per cui ebbe a dire che i tonni in
            Mediterraneo venivano da Est e andavano verso Ovest (Bounhol, in Parona, 1919) che è esattamente
            il contrario della verità. Per completare questo capitolo va detto che la MAW o più semplicemente AW
            (Atlantic Water), cambia annualmente quanto al flusso (quantità d’acqua/unità di tempo) ed anche
            come distanza dalla costa e questi fatti costituiscono condizioni aggiuntive di aleatorietà nella cattura
            da parte delle tonnare fisse.
               c) Circa la stenotermia e la stenoalinità presunte per il tonno, d’accordo con Sella (1929), si può dire
            che questi aspetti non vanno considerati in senso restrittivo spazio-temporale. L’area di distribuzione del
            tonno rosso comprende distretti che presentano un vasto range di salinità e di temperatura. Soprattutto per
            quest’ultimo parametro, la stenotermia del tonno dovrebbe intendersi come l’attitudine all’acclimatazione
            in uno strato termico in cui l’animale cerca di mantenersi procedendo gradualmente verso un altro strato
            termico compatibile. In sostanza l’animale evita come può lo scarto termico violento. Alla luce delle
            conoscenze oceanografiche di oggi, la discesa in profondità del tonno degli antichi ed anche dei moderni
            Autori, quando sopravviene l’inverno e comincia a raffreddarsi la superficie del mare, altro non è che la
            discesa a guadagnare la vena dell’acqua intermedia levantina (LIW) che è certamente più calda dell’acqua



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