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si è scoperto che ci sono voluti almeno vent’anni dall’inizio dell’invasione asiatica prima
che le lumache native mostrassero qualche cambiamento di rilievo negli indicatori della
salute della popolazione, indicatori quali le dimensioni, il tasso di crescita e la produzione
di uova (Byers, 2000b). A quell’epoca, la popolazione invasiva aveva già raggiunto un
livello stabile di crescita.
Secondo Byers (Byers, 2000a; 2000b), un punto cruciale nello studio dell’impatto
ecologico delle specie aliene è quello di determinare l’intervallo di tempo che intercorre tra
il momento dell’invasione e l’individuazione dell’impatto stesso. È d’accordo anche Ruiz,
che guida la ricerca sulle invasioni marine presso lo Smithsonian Environmental Research
Center del Maryland: i ritardi nei cambiamenti della popolazione possono indurre a
sottovalutare la velocità e l’impatto di un’invasione e a valutare in modo impreciso i
programmi di controllo. Non è comunque chiaro con quale precisione le simulazioni
elaborate al computer possano essere applicate al mondo reale. Fattori ambientali quali
organismi competitori, temperatura e piovosità possono influire sul successo degli invasori
e complicare gli sforzi per prevederne l’esito.
Lambert et al. (1992) hanno esaminato gli effetti dell’introduzione del briozoo
Membranipora membranacea (Linneo 1767) nella zona subtidale di una scogliera nel golfo
del Maine, caratterizzato da una comunità autòctona a kelp (Laminaria spp.). Essi hanno
dimostrato che il briozoo rendeva fragile le nuove generazioni di kelp causandone il
prematuro invecchiamento, con serie implicazioni sugli altri organismi viventi nella
comunità a kelp. Come suggerisce questo esempio, gli invasori possono distruggere non
solo la singola specie ma l’intera comunità.
Due studi sull’impatto del mitilo Musculista senhousia (Benson 1842), sull’abbondanza e
sulla diversità delle specie autòctone dei fondali fangosi della Mission Bay di San Diego,
hanno messo in luce quanto una specie possa essere importante nel mutare l’aspetto
dell’intera comunità. Crooks (1998) osservò che il tappeto, costituito dai filamenti del
bisso dei mitili, aveva creato un habitat nuovo per i fondali fangosi, habitat che aveva
favorito lo sviluppo di un'unica specie. Mettendo, poi, a punto degli esperimenti
manipolativi sui mitili, gli stessi autori dimostrarono che la nuova comunità, con
all’interno il mitilo esotico, aveva una più alta diversità rispetto a quella degli adiacenti
fondali fangosi non strutturati (Crooks et al.,1999).
Il granchio verde europeo Carcinus maenas (Linneo 1758), che si stabilì negli Stati Uniti
orientali agli inizi dell’800, benché raramente menzionato come invasore, ha dimostrato di
avere un ruolo rilevante nelle comunità di scogliera, principalmente nel Maine e nel
Massachusetts (U.S.A.). Il granchio verde può alterare sostanzialmente l’ambiente
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