Page 39 - LA PESCA NELLA PROVINCIA DI TRAPANI
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Il tonno è, fra tutti i pesci mediterranei e atlantici, queUo che pre-
senta più spiccato questo fenomeno: la pesca dura poche settimane ed
è cosi abbondante che solo disponendo di mezzi di trasporto veloci e
refrigerati è possibile venderlo fresco sui mercati. Il tonno è invece de-
stinato a putrefarsi inutilmente in epoca di lenti mezzi di comunica-
zione, poichè la quantità pescata ad ogni mattanza risulta esuberante
ai bisogni dei centri viciniori: la tonnara di Castellammare, a 60 chi-
lometri da Palermo, non avrebbe potuto farvi giungere un solo tonno
mangia bile; nè aveva altri centri popolosi nei dintorni, poichè in epoca
romana Castellammare, se pure esisteva, era un villaggio di pescatori,
Alcamo e Calatafimi non esistevano; Segesta aveva poche migliaia di
abitanti.
E la tonnara di Favignana a chi avrebbe potuto vendere una mat-
tanza di 800 tonni e come avrebbe potuto farla giungere ai mercati?
Lo sviluppo della pesca del tonno, quindi, comporta automatica-
mente la conservazione: e poichè la salagione è l'unico metodo di con-
servazione a disposizione degli antichi fino al 1824, ritengo che la sala-
gione sia stata escogitata la prima volta, o almeno perfezionata, proprio
per il tonno.
Ma se occorreva il sale, era necessario anche estrarlo dalle acque
del mare; in concomitanza quindi con lo sviluppo della pesca del tonno
si perfezionarono anche le saline, quando non bastò più il sale semplice-
mente raccolto nei !aghetti salmastri o nelle conche tra gli scogli, che il
sole estivo prosciugava, lasciando in superficie la nota crosticina di sale.
Non più di questo possiamo dire con certezza per ciò che concerne
la pesca nell'antichità. DUiuso il Cristiànesimo anche nella nostra pro-
vincia ( e ne fanno fede le Catacombe di Marsala, la Basilichetta di
Salemi, le Croci di Selinunte) ed assurto quindi il pesce a simbolo re-
ligioso (in greco ichthus significa pesce, ma ogni lettera è iniziale di
una parola in un'espressione di cinque parole che significa «Gesù Cri-
sto, di Dio Figlio, Salvatore,) e divenuto il pesce cibo obbligatorio nei
giorni di magro, vigilie, feste ecc., è presumibile che la pesca e la rudi-
mentale conservazione non siano state interrotte del tutto durante il
governo bizantino e durante la crisi barbarica. Noto solo che le lettere
di Papa Gregorio Magno, le quali richiedono grano siciliano per Roma,
non richiedono mai pesce salato: o perchè Roma non ne aveva biso-