Page 4 - Melotti-2009
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con lo sviluppo economico e, in una logica di piena accettazione delle nuove dinamiche sociali, con “la
promozione del turismo e delle attività ricreative” (si veda Franzosini et al. 2008, p. 34).

Iperturismo e autenticità rappresentata
Le AMP, per la loro stessa natura, che implica una forma di autenticità rappresentata, esprimono o possono
esprimere alcune delle caratteristiche fondanti dei nuovi trends turistici: iconicità, esperienzialità e
sensorialità. Le AMP possono quindi essere presentate come spazi speciali dove mettere in pratica le nuove
forme di turismo iconico, esperienziale e sensoriale. Aree marine e riserve acquisiscono caratteristiche
iperturistiche in quanto spazi iconici che riescono ad attribuire valore al territorio indipendentemente dal
contenuto reale e riflettono un processo di estremizzazione dell’immaginario urbano e turistico
contemporaneo, fondato su una polarizzazione tra ipertecnologia e ipernaturalità.
In quanto spazi ad alto contenuto iconico, capaci di rappresentare e intercettare il bisogno di iconicità
dell’attuale società dell’immagine e del loisir, le AMP sono diventate strumenti di marketing territoriale e,
paradossalmente, sempre più spesso, di marketing urbano.
Proprio questo loro nuovo ruolo meriterebbe maggiore attenzione e dovrebbe essere al centro della ricerca
sociologica e delle rilevazioni condotte nelle AMP. Il numero consistente ormai raggiunto (26 aree
riconosciute a vario titolo con più di 190.000 ettari tutelati e l’inclusione di circa il 7% delle coste, cui si
possono aggiungere più di 50 aree di reperimento ed altri tipi di riserve naturali costiere) fotografa al tempo
stesso l’importanza di un fenomeno che comincia a incidere in forma significativa sul territorio con
implicazioni economiche importanti e che pertanto va ormai ben oltre le semplici politiche di tutela
ambientale, ricerca e didattica.
Il loro alto numero ne conferma inoltre il carattere fondamentalmente iconico e il valore acquisito di spazi di
autenticità rappresentata. A tutti gli effetti sono spazi unici piuttosto numerosi, che, proprio per il loro impatto
territoriale, sono ormai profondamente inseriti nelle politiche locali di sviluppo turistico ed economico. D’altra
parte le AMP possono esistere e moltiplicarsi solo perché attuano forme soft di tutela del territorio, di tipo
appunto iconico, con situazioni ricorrenti di autenticità rappresentata nella tutela, in cui tutto è proibito, ma
quasi nulla è controllato. Non a caso ancora pochissime AMP dispongono di regolamenti approvati che
disciplinino le attività all’interno dei parchi. Ciò spiega anche l’allentamento dei conflitti con le comunità locali,
in parte attribuibile alla risoluzione oggettiva della loro cause, ma più spesso riconducibile al mutato contesto
economico e politico che ne induce l’accettazione del nuovo ruolo turistico da parte delle comunità locali,
l’inclusione nei loro processi produttivi e l’inserimento, più o meno consapevole, in un sistema di governance
territoriale in cui la tutela ambientale non costituisce necessariamente una priorità.
L’AMP di Capo Carbonara (Cagliari) costituisce un esempio piuttosto interessante di questo cambiamento di
ruolo e prospettiva. Il sito web ufficiale dell’Area si apre con una videata completamente turistica:
“Villasimius. Un mare di vacanze”. Area protetta e territorio risultano del tutto inscindibili. “Solo recentemente
si è aperta a un turismo diversificato e diffuso lungo tutto l’anno, soprattutto grazie alla valorizzazione delle
risorse naturali, storiche, archeologiche e folcloristiche”. Il testo prosegue decantando la ricchezza e la
varietà della ricettività turistica. L’Area di fatto è presentata come un grande parco turistico con una ricca
offerta orientata al consumo dell’autenticità locale, ben illustrata dalle sezioni “Cultura e Tradizioni” e “Sagre
religiose”. Il sito in realtà non insiste eccessivamente sugli aspetti slow, evidentemente percepiti come una
moda in parte già superata. Ciò che conta è il consumo del brand AMP in sé stesso. Ed è infatti questa la
logica che impronta la pubblicità, apparsa nell’estate 2009 a pagina intera su alcuni quotidiani italiani, di un
vasto complesso turistico, costruito a ridosso della spiaggia, che ha ben poco a che fare con un’area marina
“protetta”: “Il vostro resort nell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara”.
Significativo è anche il caso dell’ente gestore delle Cinque Terre, che, grazie anche al controllo di un parco
terrestre, partecipa a tutti gli effetti all’amministrazione del territorio, intervenendo quindi ad ogni livello nelle
politiche locali, anche di carattere urbanistico e infrastrutturale. Gli altissimi flussi turistici del Parco,
dipendenti in gran parte dall’effetto attrattore del brand World Heritage dell’Unesco e dalla politica di
valorizzazione pubblicitaria di tale marchio, sono alla base di una nuova economia locale che, dimenticate le
prime forme di resistenza, si è appunto riorganizzata attorno al Parco. L’importanza economica di tali flussi,
determinanti per il nuovo benessere della popolazione e la stabilità delle amministrazioni, ha spostato il
baricentro dell’attenzione dell’ente gestore dalla tutela ambientale alla gestione integrata del territorio e del
turismo e alle relative politiche di marketing, con il superamento delle tradizionali politiche di regolazione dei
flussi.
Solo pochi anni fa un esperto del meccanismi turistici quale Nicolò Costa (2005) invitava a impostare
politiche turistiche sostenibili o a rivitalizzarle con vari interventi: la definizione di master-plan istituzionali, di
carattere volontario o relativamente prescrittivo e con intervento di organismi internazionali; l’inserimento
delle politiche ambientali locali nella gestione strategica del territorio e nelle nuove forme di green marketing
utilizzate dall’imprenditoria come strumento di riposizionamento della marca; l’adozione di forme scientifiche
di regolazione dei flussi con specifiche tecniche, macro e micro, di gestione degli impatti ambientali (capacità
di carico ottimale; “vaso di miele”; dispersione; restrizione degli ingressi; tickets). Si tratta di indicazioni che
ancora oggi dovrebbero orientare l’azione di amministratori e stake-holders, ma che nella pratica appaiono
disattese o applicate in modo casuale e disorganico o con esoterico attendismo scientista. Di fatti i master-

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