Page 6 - Melotti-2009
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connesse alle nuove forme di gestione territoriale delle Aree: l’impatto mediatico tende a costruire
un’immagine del territorio che dovrebbe essere sottoposta a riscontro periodico.
È necessario introdurre indicatori che misurino la nuova importante e non sostituibile attività immateriale
delle Aree e delle amministrazioni (presenza televisiva, rapporti con film-commissions, produzione di dvd,
pubblicità diretta e indiretta, merchandising, evoluzione della percezione locale e non locale dell’Area e del
territorio), rilevante per l’arricchimento iconico dell’intero territorio.
Allo stesso modo, però, va anche verificata la reale esistenza o persistenza di quanto comunicato e
promosso. Un vecchio proverbio recita che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare (guarda caso!). Tale analisi
richiede l’intervento di valutatori o attori terzi, preferibilmente non coinvolti nelle dinamiche locali. Nel caso di
valutazioni locali, plausibilmente difficili da sostituire per ragioni economiche, sarà opportuno allargare il
“tavolo” includendo una molteplicità di attori e di portatori d’interessi potenzialmente in conflitto reciproco,
che possano, in forma incrociata, verificare il rapporto tra progetto, realizzazione e comunicazione.

Un’identità mediatica
L’innovatività del Plemmirio, che ben risponde alle nuove esigenze mediatiche e di marketing della politiche
turistiche (e ambientali) dei centri urbani, dipende in gran parte dall’impostazione “moderna” del suo
direttore, che può contare su una lunga esperienza nel campo della comunicazione televisiva. Nella stessa
logica Mario Tozzi, un noto conduttore di trasmissioni televisive dedicate all’ambiente (e ricercatore del
CNR), è stato nominato presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano.
Il processo di mediatizzazione e iconicizzazione delle AMP, sempre più spesso protagoniste di documentari
e servizi televisivi e presentate come luoghi magici che permettono di sfuggire al turismo di massa per vivere
straordinarie esperienze turistiche, contribuisce a inserirle in una rete di interessi politici che oltrepassano
l’ambito locale e il governo del territorio.
Gianfranco Fini, di cui l’opinione pubblica ormai da alcuni mesi riconosce quasi unanimemente l’intelligenza
politica, è stato forse il primo politico a sfruttare, più o meno consapevolmente, la forza iconica e mediatica
delle AMP. Nel 2004, assieme alla siracusana Stefania Prestigiacomo, allora ministra per le Pari Opportunità
e futura ministra dell’Ambiente, si è lasciato riprendere dalle telecamere mentre si immergeva nelle acque di
Capo di Murro di Porco per inaugurare l’AMP del Plemmirio. La stampa allora si dilungò, a parte l’inevitabile
gossip relativo alla dolce compagnia, sulle capacità sportive del vicepremier, che aveva sostituito il salto nel
cerchio di fuoco con la più sofisticata attività subacquea. Del resto già nel 2001 Fini si era immerso a
beneficio della stampa nelle acque dell’Arcipelago Toscano per deporre, come ricorda il Corriere della Sera,
“tra i fondali ancora incontaminati” dell’isola del Giglio, assieme al ministro Gianni Alemanno, una statua di
Cristo, già benedetta dal Papa in occasione del “Giubileo del sub”. La politicizzazione dell’evento è stata
pagata dalla statua con la perdita delle braccia, recentemente amputate da un atto vandalico. Il mare e, in
particolare, lo spazio dell’AMP diventano insomma scenari teatrali nei quali mettere in scena eventi speciali.
Del resto già nel lontano 1996 Umberto Bossi aveva discettato dell’homo liguris su un vaporetto che lo
conduceva nell’AMP di Portofino, dove il collega Maroni avrebbe deposto una targa ai piedi del Cristo degli
Abissi, a 22 metri di profondità, per inaugurare la sezione subacquea della Lega “Estremi abissi”. Nell’estate
del 2008 Gianfranco Fini è stato “pescato” dai fotografi mentre si immergeva, tra l’altro protetto da
un’imbarcazione dei Vigili del Fuoco, in un’area di riserva integrale presso l’isola di Giannutri, sempre nel
Parco dell’Arcipelago Toscano. Lo spazio protetto – e in questo caso proibito – dell’AMP non è solo un
richiamo per il turista che cerca l’autenticità della riserva integrale, ma diventa anche uno status symbol.
L’iperturista cerca lo spazio speciale di cui il “potente” può disporre.
Più recente è la disavventura del già ricordato Mario Tozzi, presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano e
quindi responsabile della tutela dell’area marina, che nel suo libro Viaggio in Italia ha indicato l’isola di
Montecristo, mediaticamente celebre per il romanzo di Dumas e le sue riduzioni cinematografiche e
televisive e da tempo completamente interdetta al turismo, come la prima “delle 109 emozioni da provare
prima che finisca il mondo”. “Non potete pensare di avere visto un’isola se non siete stati almeno una volta
nella vita a Montecristo”. Questa enfatica dichiarazione d’amore per l’isola gli è naturalmente costate le
ironie della stampa (L’Espresso, 30 luglio 2009). Al di là della gaffe, in sé di poco conto, possiamo
riscontrare come lo spazio speciale del protetto e del proibito incida sull’immaginario collettivo e mediatico e
finisca quindi per influire anche su quello turistico. Nella classifica fantaturistica di Tozzi la sua protettissima
area si colloca davanti a ogni altra destinazione italiana, Roma e Venezia comprese.

Nuovi laboratori urbani
La nuova attenzione delle AMP agli aspetti iconici e immateriali, che, come si è detto, non fa altro che
riflettere un più ampio orientamento culturale, richiede nuove metodologie di analisi, di carattere sociologico,
antropologico e comunicativo che non possono coincidere con la tradizionale (e pur ineludibile) attenzione ai
temi della sostenibilità ambientale, che ha a lungo improntato la ricerca sociologica.
Le Aree tendono ormai a essere dei laboratori interessanti, capaci di promuovere, come ricordato, forme
sofisticate di turismo che, proprio per il suo orientamento verso aspetti iconici, esperienziali e sensoriali, per
quanto possa apparire incoerente, hanno una ricaduta sul territorio, spesso estremamente materiale.

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