Page 8 - Melotti-2009
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Filicudi non dispone ancora di un marchio AMP, benché sia inserita tra le Aree Marine di Reperimento e sia
presentata dal Ministero dell’Ambiente come AMP di prossima istituzione. Tuttavia può vantare un altro
importante marchio d’area, che di fatto, per quanto concerne i flussi turistici e le politiche di sviluppo turistico,
esercita effetti simili al marchio AMP. Le isole Eolie infatti dal 2000 sono iscritte nella World Heritage List
dell’Unesco e, sino al recente inserimento delle Dolomiti, avvenuto nel 2009, sono state l’unico sito italiano
inserito come “bene naturale”, e quindi scelto per motivi ambientali e non monumentali. Come accade in
quasi tutte le AMP italiane, la tutela del patrimonio ambientale non ha però costituito una priorità per il
piccolo arcipelago che, per la sua politica orientata all’urbanizzazione a fini turistici, ha seriamente rischiato
di essere estromessa dalla lista (una sanzione che avrebbe esercitato un importante effetto “educativo” su
tutte i siti WHL italiani). D’altra parte neppure il piano di gestione delle Isole Eolie, approntato proprio per far
fronte alle richieste dell’Unesco e presentato nel 2008, affronta con la debita attenzione il problema del
rapporto tra politiche turistiche e tutela dell’ambiente. La gestione turistica delle isole e del loro patrimonio
ambientale è di fatto priva di coordinamento e resta affidata a interventi estemporanei (fra cui, da
ultimo,l’introduzione di un biglietto per la scalata al cratere dell’isola di Vulcano, cui non corrisponde però
l’introduzione di servizi turistici di carattere informativo, logistico e persino medico). Le Eolie tuttavia per la
loro posizione non subiscono i tentacolari effetti del nuovo marketing delle aree urbane e metropolitane e,
come mostra il caso sopra citato, restano in balia dei più tradizionali vizi delle miopi politiche turistiche delle
piccole amministrazioni locali.
Il turismo archeologico subacqueo compare invece come pubblicizzata risorsa turistica all’ultima moda
nell’area metropolitana di Napoli, che da tempo persegue una politica turistica organicamente orientata alla
valorizzazione del patrimonio storico. L’AMP di Baia e Gaiola, che è al tempo stesso un’area di interesse
ambientale e un parco archeologico, offre percorsi archeologici subacquei cui l’amministrazione napoletana
sta cercando di assicurare un particolare rilievo nel quadro della sua offerta turistica e dei suoi eventi
promozionali, come il “Maggio dei monumenti”. Se i percorsi subacquei di Baia scontano l’effetto fantasma di
quelli di Ustica e Filicudi, in quanto di fatto risultano scarsamente fruibili per l’inefficienza dei diving centers
locali, i resti sottomarini della Gaiola, grazie a forme di associazionismo, sono invece da quest’anno ben
valorizzati e inseriti in percorsi didattici e ricreativi con snorkel e barca con fondo trasparente in grado di
coinvolgere categorie più ampie dei soli subacquei. Anche Gaiola sconta però i problemi di un sistema
turistico regionale velleitario, che, pur cercando di valorizzare le proprie risorse con iniziative innovative, dal
biglietto integrato musei-trasporti al “Maggio dei monumenti”, cade su piccoli, ma fondamentali dettagli,
come la corretta indicazione su siti e brochures di indirizzi, orari di apertura e numeri di telefono.

Antropizzate realtà protette
Il recente riconoscimento dell’AMP Regno di Nettuno a Ischia nel Golfo di Napoli, che poteva già vantare la
storica presenza di Punta Campanella e l’innovativa offerta multi-esperienziale dei parchi naturalistico-
archeologici di Baia e Gaiola, conferma l’attenzione dei centri urbani verso la costituzione di aree
metropolitane che includano distretti di loisir tematico fondato sulla forza iconico-esperienziale del mare e del
suo ambiente.
La scelta stessa di istituire una nuova AMP in un contesto iperantropizzato e iperturisticizzato, e per di più
già dotato di due AMP, è indicativa della spasmodica tendenza delle amministrazioni locali ad arricchire il
proprio territorio con marchi d’area, ma mostra anche come i flussi turistici siano ormai in grado di orientare
le politiche ambientali e di dirottarle su scelte solo in apparenza ambientalistiche. La tutela del territorio si
configura come uno strumento di marketing turistico in grado di richiamare eco-consumatori. L’AMP non
serve più per tutelare l’ambiente o per difendere una specifica porzione di territorio dalla pressione turistica
del contesto, ma al contrario viene utilizzata per incrementare il numero di fruitori del sistema turistico nella
quale è inserita. La mancanza di una politica di rete tra le tre AMP del Golfo di Napoli conferma
indirettamente che l’istituzione dell’AMP di Ischia non era orientata alla regolazione dei flussi attraverso una
politica di redistribuzione delle pressione turistica, ma aveva tutt’altra funzione.
Le parole con cui il presidente della nuova AMP ha presentato su You tube la propria creatura mostrano con
chiarezza una logica loisir-oriented: “L’ampiezza dell’area e la qualità degli habitat ha consentito di non
imporre regole particolarmente restrittive esaltando così l’offerta turistica. In quasi tutta l’Area sono
consentite balneazione, visite guidate, diportismo nautico, snorkelling, immersioni, pescaturismo e pesca
sportiva”. Inutile dire che l’Area non è particolarmente ampia, come del resto è il caso di tutte le nuove aree
marine peri-urbane, e che proprio l’asserita qualità degli habitat avrebbe dovuto suggerire una politica di
maggior controllo.
Del resto il nome stesso scelto per la nuova AMP, il “Regno di Nettuno”, indica una rottura con la tradizionale
(e noiosa) onomastica ispirata a criteri geografico-territoriali (Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, Area
Marina Protetta del Sinis – Isola Mal di Ventre ecc.) e fa piuttosto riferimento a una logica turistico-ricreativa,
in linea con il gusto immaginifico, di tipo immateriale, iconico e mitico, del turismo più recente. Il riferimento a
Nettuno, antico dio del mare, non ha infatti una precisa ragione storica e non si riferisce, come nel caso
dell’AMP dell’Isola dei Ciclopi, a qualche evento mitico collegato al territorio, ma ha una pura logica
evocativa, tesa a collegare l’esperienza turistica e naturalistica tanto al mondo del passato e della cultura

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