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plan restano per lo più ottime occasioni di consulenza e, anche se disponibili, sono per lo più disattesi.
L’intervento di organismi internazionali è molto labile, anche nel caso dell’Unesco. Il green marketing, più
vicino al nuovo immaginario iconico e basato sul consumo di media e pubblicità di imprenditori e fruitori,
resta invece in auge e, come vedremo, sembra incontrare l’interesse del Ministero dell’Ambiente. La
regolazione dei flussi è attuata con tecniche del tutto casuali che per lo più concordano solo nella pratica del
ticket.
Un protocollo di monitoraggio delle Aree, da tempo ipotizzato dal Ministero dell’Ambiente, dovrebbe tenere
conto di tali cambiamenti e attribuire priorità alla definizione di una metodologia univoca di definizione della
capacità di carico di un’Area e del suo territorio, presupposto per ogni possibile politica di gestione. Allo
stesso modo, per una corretta impostazione degli interventi di medio e lungo periodo, andrebbe determinato
il posizionamento dell’Area e del suo territorio nella “curva di vita turistica” della destinazione.
Il “ciclo di vita” delle località turistiche, descritto da Miossec (1977) e Butler (1980, 2004), ha certo un limite
nella sua concezione lineare di sviluppo (Costa 2005), dalle implicazioni primitivistiche (il rimpianto di ideali
comunità corrotte dallo sviluppo turistico) o apocalittiche (la teorizzazione dell’inevitabilità del processo
descritto) (Nocifora 2003). Tuttavia resta un modello di riferimento importante, di cui AMP e comunità locali
dovrebbero tener conto nell’impostare le proprie politiche di medio e lungo periodo.
Capacità di carico e curva del successo turistico, per quanto siano strumenti tradizionali degli
interventi d’ispirazione sociologica e delle retoriche della sostenibilità ambientale, restano strumenti
ineludibili, anche nel contesto di nuova immaterialità delle AMP.
Nuove strategie di marketing urbano
Il nuovo orientamento generale delle amministrazioni locali, che tende alla turisticizzazione e all’inclusione
nei processi di marketing di ogni risorsa territoriale, segna l’ingresso per le AMP in una difficile fase di
passaggio e ristrutturazione che andrebbe adeguatamente monitorata e sostenuta da interventi di sistema.
Molte AMP, nate per altri scopi, non dispongono di strumenti istituzionali per gestire il turismo; altre invece si
stanno dotando di comitati per la definizione di sistemi turistici locali e di politiche integrate, che rispondono
però anche a nuove logiche.
Si tratta di un sostanziale mutamento di ruolo: le AMP sono inserite o sono in fase di sistematico inserimento
nelle politiche di sviluppo complessivo del territorio, di cui costituiscono uno dei molti strumenti di richiamo.
Il sopra ricordato caso del Parco delle Cinque Terre, anche se apparentemente interessa solo indirettamente
l’Area marina, è estremamente significativo: il brand Unesco contribuisce ogni anno all’arrivo di due milioni di
fruitori, fortemente stagionalizzati, che si accalcano in un irrisorio spazio costiero, consumando tanto i piccoli
centri urbani quanto i minuti sentieri di collegamento. Pur in presenza di un ticket di accesso, non sono
previste serie forme di regolazione e anzi le amministrazioni sostengono lo sviluppo tanto di nuove strutture
ricettive sulla costa quanto di nuovi punti di accesso, con considerevole impatto ambientale e paesaggistico.
I territori contigui, pur caratterizzati da simili caratteristiche paesaggistiche, beneficiano solo indirettamente
dei flussi delle Cinque Terre, quali località di supporto logistico, ma, per il semplice fatto di non essere
inserite nel brand, non entrano nelle destinazioni primarie del turismo. Paradossalmente l’ecoturismo delle
Cinque Terre, che per le limitate condizioni spaziali ha caratteristiche di massa, si concentra in aree
sovraffollate, in cui il plusvalore iconico del territorio, pure in fase di rapido impoverimento, è fortemente
presente nell’immaginario collettivo, a dispetto di aree contigue, ben conservate, ma estranee ai processi di
valorizzazione iconica (Melotti 2007a, 57-60).
Benché i flussi siano soprattutto terrestri e le presenze a mare non abbiano numeri comparabili, l’area
marina è necessariamente coinvolta da tale processo. La sua esistenza, indipendentemente da una reale
offerta collegata, viene appositamente valorizzata con massicce forme di merchandising per sfruttare il
valore iconico e immateriale del brand. Ciò conferma che è quest’ultimo – qui congiunto con quello Unesco
del Parco e, almeno a livello di merchandising, soprattutto dell’AMP – ad attribuire iconicità, creando le
premesse del successo turistico.
Da questo punto di vista risulta ancora più significativo il caso del Plemmirio, area di più recente istituzione e
pertanto intrinsecamente inserita nelle nuove logiche del turismo e del marketing territoriale integrato.
Plemmirio nasce infatti come area peri-urbana, fortemente legata alle politiche di sviluppo economico e
turistico della contigua Siracusa, della quale rappresenta, assieme al brand Unesco fortemente voluto
dall’amministrazione, l’esito principale della nuova politica dell’immaterialità, basata sulla riscoperta dei valori
aggiunti, storici, archeologici o ambientali, del territorio.
In questa logica è stato avviato il progetto “Plemmirio World”, che, in quanto promotore e attributore di un
ulteriore brand locale di qualità e costruttore di una rete di stakeholders, attribuisce all’Area un ruolo attivo.
L’intera politica dell’Area, conforme alla sua natura iconica, appare fortemente orientata al marketing
mediatico, che a sua volta, alimentando gli aspetti iconici e immateriali, ne assicura la permanenza
nell’immaginario collettivo e crea le premesse di flussi di cui diventa necessariamente beneficiaria la vicina
città. “Plemmirio World” ben fotografa il nuovo ruolo delle AMP e può costituire un loro modello di intervento
e di gestione compartecipata. Al tempo stesso però costituisce anche un esempio delle problematicità
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