Page 9 - Melotti-2009
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“alta” della tradizione classica quanto alle ricorrenti tensioni new-age di riscoperta del mito, tipiche della
cultura contemporanea.
In questo contesto non appare improbabile l’istituzione di una quarta AMP nella medesima area, la già da
tempo ventilata AMP di Capri, che, con le consorelle, completerebbe il processo di “ambientalizzazione” del
Golfo di Napoli. Inoltre, poiché la vicina AMP di Punta Campanella se ne è fatta sfuggire l’opportunità,
possiamo ipotizzare che la nuova AMP si dia un nome in qualche modo riconducibile alle Sirene, antiche
abitanti di quelle acque secondo il mito antico e sensuali testimonial dell’area, secondo l’imperante gusto
sessuofilo della cultura italiana contemporanea. Il nuovo turismo di massa ricerca, come abbiamo più volte
ricordato, esperienze dal sapore immateriale che possano dare una parvenza culturale alle esperienze di
loisir e di consumo.
La densità di AMP, più che confermare il radicamento di politiche ambientalistiche, fotografa un aspetto
importante della nuova identità urbana e riflette un processo di antropizzazione e urbanizzazione delle coste
che richiederebbe maggiore attenzione. I parchi insomma non aumentano necessariamente per un
incremento delle politiche di studio e di tutela, ma per la trasformazione dell’ambiente e del paesaggio
urbano, che si estende sulle coste sino a sfiorare o a inglobare spazi naturali che, urbanizzati, assumono
una nuova identità di parco tematico. È pertanto opportuno, almeno per alcune AMP, individuare indicatori di
questa trasformazione che possano individuare, misurare e monitorare il nuovo rapporto che si sta
instaurando con le aree urbane e metropolitane: tipologia, composizione ed esigenze del nuovo turismo, che
sempre più spesso proviene non da luoghi lontani, ma dalle aree contigue. La crisi economica globale, che
esercita i suoi effetti tanto sul turismo internazionale quanto sulla mobilità nazionale, potrebbe incrementare
questa tendenza – già evidente nel recente sviluppo del turismo urbano – che è opportuno valutare.

Prospettive post-ambientaliste
Il Ministero dell’Ambiente sembra essersi reso conto della necessità di rivedere i propri interventi sulle AMP
e di proporre o sostenere iniziative che colmino il gap tra la realtà della pratica turistica e delle politiche
territoriali, da un lato, e la retorica ambientalista delle tradizionali direttive di governo e dell’accostamento
scientifico alla problematica della sostenibilità, dall’altro. Nel 2009 il Ministero ha varato due significativi
progetti. Ha innanzi tutto costituito una commissione (l’Italia è il paese delle commissioni) incaricata di
valutare la possibilità di estendere le zone interne alle AMP in cui siano consentite le immersioni. L’iniziativa
riconosce di fatto la subacquea come un’attività a basso impatto ambientale, che, adeguatamente
regolamentata, offre un buon livello di sostenibilità ambientale e un buon modello di sviluppo turistico.
Tuttavia, come hanno fatto notare molti ambientalisti, si tratta anche di un superamento della tradizionale
impostazione ambientalistica improntata alla logica dei divieti e spesso a uno spirito antituristico. La
commissione tra l’altro sembra abbia preso in considerazione l’apertura alle immersioni di santuari proibiti
come Pianosa e Montecristo. Il sogno di Tozzi diventerebbe insomma realtà. Proprio il dibattito sollevato da
questa ipotesi di apertura rivela quanto questo nuovo orientamento del Ministero, pragmatico, ma
inevitabilmente pericoloso, abbia anche una ragione profondamente politica. Il riconoscimento ufficiale del
superamento dell’ambientalismo duro e puro degli scorsi decenni e il nuovo atteggiamento di accettazione
dei processi di turisticizzazione delle aree protette vanno incontro alle esigenze delle comunità locali, spesso
in conflitto con i divieti (pur spesso meramente simbolici) imposti dalle AMP. Proprio grazie a questo nuovo
orientamento le amministrazioni dell’area del Parco dell’Arcipelago Toscano potranno presto trovare un
accordo e sostenere quindi con gioia o almeno con interesse l’istituzione di un’AMP nel loro territorio.
Nel luglio del 2009 il Ministero ha presentato, ancorché in forma non ancora dettagliata, un secondo
importante intervento: un accordo di programma quadro con Confcommercio, Confturismo e Federturismo di
Confindustria “per l’istituzione di un marchio di sostenibilità per la valorizzazione delle AMP”. Il Ministero
intende introdurre un nuovo marchio che dovrebbe misurare, apparentemente in modo comparativo, il grado
di sostenibilità raggiunto nelle varie AMP. L’intervento in realtà non è molto innovativo: i bollini verdi che
indicano la sostenibilità ambientale di un certo prodotto o di una certa iniziativa esistono già da vari anni e
hanno costituito la prima riposta del mercato alle esigenze slow e di autenticità sempre più presenti nelle
pratiche di consumo, anche turistico, dell’ultimo decennio. L’efficacia turistica del green marketing è da
tempo oggetto di studi scientifici (Costa 2005). L’esperienza d’altra parte insegna che tali bollini sono spesso
ignorati dalla gran parte dei consumatori, anche perché sono non di rado assegnati con logiche clientelari. Il
Ministero sarà davvero in grado di misurare e comparare la sostenibilità delle diverse Aree? Di certo non con
i dati attualmente disponibili che, per le ragioni sopra ricordate, sono di fatto inattendibili. Allo stesso modo è
difficilmente ipotizzabile che Confcommercio, Confturismo e Federturismo contribuiscano alle necessarie
rilevazioni in modo obiettivo. Il marchio dei marchi appare insomma piuttosto velleitario.
Il fatto che il Ministero segua con attenzione le iniziative dell’AMP del Plemmirio, tanto per il dinamismo di
questa realtà quanto per il legame della ministra con la città di Siracusa, lascia supporre che l’accordo di
programma possa essere implementato con l’esportare a tutte le AMP italiane di che abbiamo chiamato
“modello Plemmirio”. Con il programma “Plemmirio World”, l’AMP siracusana, particolarmente attenta al
rapporto tra politiche urbane e sviluppo turistico, si proponeva di assegnare un bollino verde alle aziende e
alle iniziative che accettavano di “fare sistema” con l’AMP. Si trattava di un’efficace applicazione di green

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