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1.3 La frutticoltura delle isole circumsiciliane
1.3.1 Le isole circumsiciliane
Tommaso La Mantia, Francesco Sottile, Francesco Carimi
Le accurate informazioni bibliografiche sulla frutticoltura delle isole Eolie raccolte
dall'Associazione Nesos e conservate presso la biblioteca dell'Associazione stessa
hanno facilitato la redazione del paragrafo ad esse dedicato (1.3.2); lo stesso non può
dirsi per le altre isole; il lavoro di ricerca bibliografica infatti (Pasta e La Mantia, 2003)
ha fornito soltanto informazioni generiche, almeno per la frutticoltura, mentre per
molte specie erbacee sono disponibili notizie più approfondite. Di contro, il lavoro inizia-
to in questi anni sul campo ad opera del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali
dell’Università di Palermo e dall’Istituto di Genetica Vegetale Unità Organizzativa di
Supporto di Palermo del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha permesso di accertare
una ricchissima biodiversità.
Per Lampedusa Schirò (1854) al momento della colonizzazione scriveva “Impossibile
è a mio credere la coltura degli alberi da frutto in Lampedusa” e dopo aver spiegato le
ragioni di questa valutazione concludeva : “Dopo queste osservazioni di fatto, e tanta
esperienza, si potranno concepire più oltre speranze di arboricoltura in Lampedusa?”.
Schirò scriveva comunque della presenza di fichi, di olivastri innestati a olivo, del carru-
bo e della vite già impiantata con successo in molti casi anche perché “mantenendosi
questa ad una conveniente bassezza, meno esposta alla malefica influenza dei venti. ...
Due soli sono i nemici formidabili alla vite di questa isola: la nebbia nel momento della
fioritura, e l’aridità soverchia”. In realtà, come le ricerche stanno dimostrando, l’isola
presenta(va) un ricco patrimonio frutticolo e tutti gli agricoltori e pastori intervistati
menzionano l’odore dei fiori di pesco e melo che invadeva le valli di Lampedusa in
primavera. Patrimonio assolutamente sottovalutato che soltanto recentemente si è
iniziato a studiare. In particolare lo studio del patrimonio viticolo mostra una storia
umana e sociale di Lampedusa e delle sue genti: le varietà tunisine impiantate (i suoli
sabbiosi consentono di sfuggire al rischio della fillossera) dai pescatori di spugne di
Lampedusa che si recavano a Sfax per svolgere questa attività o quelle pugliesi porta-
te quando i pescatori lampedusani pescavano in inverno nei mari dell’Adriatico
(Di Lorenzo et al., 2010). Emerge altresì l’importanza ecologica di questi sistemi
agrari a basso input e particolarmente fragili (La Mantia et al., 2011).
Alla “condizione arborea” di Linosa al momento della colonizzazione Schirò (1854) non
dedica neppure un paragrafo specifico, a differenza di Lampedusa, sebbene parli
genericamente di qualche albero da frutto e di ficodindia, che suggerisce di utilizzare
per “precingere inoltre tutta la tenuta di siepe viva di fichi d’India”. Il suggerimento
avrà seguito visto che il ficodindia è oggi l’elemento che caratterizza il paesaggio di
Linosa (cfr. § sul paesaggio), anche se in parte minacciato da una fitopatia (Somma et
al., 1973; Rosciglione, 1980). Schirò descrive anche la presenza di viti e suggerisce di
utilizzare le stesse varietà di Pantelleria. Le indagini in corso dimostrano come il
patrimonio varietale della vite risulti molto ricco ed in parte comune a quello di
Lampedusa, mentre altrettanto ricco è il patrimonio frutticolo (Hammer et al., 1997).
Rispetto alle Pelagie, la diversità frutticola specifica e varietale di Pantelleria risulta
molto maggiore, chiaramente a causa della superiore eterogeneità ambientale,
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