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Pantelleria ha una storia di colonizzazione antica che non ha conosciuto veri e propri
             periodi di vuoto; inoltre, i suoi abitanti sono sempre stati agricoltori che, hanno anzi
             trovato protezione in un‘isola così grande (83 km )  da  poterne  offrire  da  chi
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             giungeva dal mare per razziare. L’attività agricola era favorita da un suolo fertile come
             lo sono i suoli vulcanici ma resa difficile dalle pendenze, dalla natura di certe colate
             laviche, dalla rocciosità. L’immane opera di bonifica ha consentito di coltivare quasi
             tutta  l’isola  ad  esclusione  di  alcune  colate  laviche,  creando  anzi  suoli  agricoli
             con    l’ausilio  dei  muretti  e  trasformando  le  pietre  in  una  risorsa  per  realizzare
             un paesaggio ‘costruito’: muretti, giardini, dammusi (Barbera et al., 1997; Barbera &
             La Mantia, 1998).

















                             La gebbia, dall’arabo “gabiya” vasca di conservazione dell’acqua (S. Guidi)

             Tutte le scelte agronomiche e costruttive sono finalizzate a tesaurizzare la disponibili-
             tà di acqua e a misurarsi con i capricci del clima (Barbera & La Mantia, in stampa).
             Nell’isola permane comunque una componente forestale importante che l’ha caratte-
             rizzato anche nei momenti di più intensa coltivazione (Pasta & La Mantia, 2003),
             sebbene l’attività di deforestazione abbia trasformato profondamente il paesaggio
             originario determinando, ad esempio, l’estinzione di una specie forestale come la rove-
             rella (Calò et al., in stampa). Inoltre, alcune colate laviche come quella del Gelfiser risul-
             tano non coltivate e, per quanto possibile, coperte dalla vegetazione naturale. Tutto
             ciò contribuisce a creare un paesaggio articolato, arricchito da una perla come il lago
             di Venere. Anche Pantelleria ha subìto, di certo più delle altre isole, il fenomeno dell’ab-
             bandono dell’agricoltura, a cui ha fatto seguito la ricolonizzazione ad opera della vege-
             tazione (La Mantia et al., 2008), con vantaggi indubbi in termini di accumulo di carbo-
             nio (La Mantia et al., 2007) ma con evidenti perdite per il paesaggio e per la biodiver-
             sità di interesse agrario (La Mantia, 2007). Di natura completamente diversa sono le
             isole dello Stagnone e delle Egadi, geograficamente legate ad esse. Queste isole
             grondano di storia antica, già a partire dai Fenici e dai Romani; altrettanto antica è la
             storia delle loro trasformazioni e anche il ruolo che vi ha svolto l’agricoltura che,


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