Page 38 - LA PERLA DELLE EGADI
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Il mostro cartaginese sembra che trovi nuovo vigore proprio                 Roma si preoccupa subito di fortificare Lilibeo contro eventuali
nelle sconfitte. Ed è solo dopo vari tentativi, fatti persino in Africa da  assaiti nemici e la eleva al gmnde ruolo di testa di ponte tra la Sicilia
parte di M. Attilio Regolo, che i Romani otterranno la vera grande          e l'Africa. Lilibeo assurge a nuovi splendori. si arricchisce di ville.
vittoria alle Egadi (241 a.C.).                                             di mosaici, di teatri che gli archeologi finalmente stanno portando
                                                                            alla luce in tutta la loro magnificenza di città di traffici e sede di
      Narra Polibio (Storie, libro l, 59, 60, 61) che "inaspettatamente     un'importante questura romana.
C. Lutazio Catulo si presenta al largo della Sicilia, impadronendosi
del porto di Drepanon e della rada di Lilibeo, in assenza della flotta            A Favignana sono scarsi i ricordi del periodo di questa domi-
pu nica che era ritornata in patria. "Dispone" opere di guerra e tutto      nazione. Ultimamente sono venuti alla luce mosaici di sicura origine
quanto può servire per l'assedio", quindi, presupponendo che la             imperiale romana presso le case Banci ed un ninfèo, d'incerta at-
partita si sarebbe decisa in mare, fa esercitare la sua ciurma gior-        tribuzione, ma ricco di mosaici ora divelti da mani vandaliche, adibito
nalmen te alla lotta. "Quando Lutazio viene a conoscenza dell'arrivo        probabilmente al bagno delle donne presso la Cala S. Nicola.
della flotta di An none che approda a Sacra (Marettimo), compren-
dendo la strategia dell,'ammiraglio punico, assieme alle forze di                 Le flotte romane che d'ora in poi si muoveranno contro Car-
fanteria si porta a Egussa (Favignana). L'indomani lo coglie il dubbio      tagine, troveranno partenza a Lilibeo. Tito Livio nella sua "Storia di
se attaccare o no il nemico a causa del vento e del relativo mare           Roma" descrive, con grande vivacità e dovizia di particolari, i pre-
agitato, ma stabilisce per la battaglia per paura che il nemico si          parativi della grande impresa di Publio Cornelio Scipione, a com-
potesse ricongiungere con le tru ppe di terra di Amilcare e che al-         pimento della Seconda Guerra Punica (204 a.C.).
legerisse le navi dei loro carichi, rendendole più leggere e ma-
novrabili". l Cartaginesi salpano per avvicinarsi alla costa, ma i Ro-            Riferisce T. Livio che, alle prime luci dell'alba della partenza,
mani si parano loro davanti costringendo il nemico alla battaglia.          una numerosa folla era accorsa al porto per salutare la flotta romana
La manovrabilità delle quinqueremi romane ha, dopo speronamenti             che dirigeva le prore verso Cartagine. Scipione che da questa impre-
e combattimenti accanitissimi, la meglio sulle più pesanti galere           sa riceverà l'appellativo di "Africano", dall'alto dell'ammiraglia pro-
puniche. Polibio continua affermando che i Cartaginesi perdettero           mette ai Romani,testimoni gli dei, una grande vittoria e, fatto suonare
cinquanta navi e settanta catturate, 10.000 prigionieri. Il resto della     dalle trombe il segnale di partenza, abbandona il porto favorito da
flotta, favorito dal vento, ritorna all'isola Sacra. mentre i Romani en-    un promettente . vento. Lo scontro decisivo si avrà a Zama nel
trano trionfalmente a Lilibeo, già conquistata.                             202 a.C.. dov~ i Cartaginesi di Annibale piegheranno le loro insegne
                                                                            e dovranno sottostare a durissime condizioni. tra le quali quella
      Secondo Eutropio (libro Il, 27, 2) la battaglia si svolge il 10       di non poter dichiarare guerra se non dietro permesso romano.
marzo del 241 a.C. Diodoro, dal canto suo. precisa le perdite carta-
ginesi: 11 7 navi di cui 20 con tutti gli equipaggi. Agg iunge Filino                                                                      Cala Rossa: La Baia.
6.000 prigionieri. Altri storici affermano: 64 navi prese, 125 affon-
date. 32.000 prigionieri e 14.000 morti tra le forze puniche. l mari        6) La pace romana e i primi cristiani
circostanti le Egadi ancor'oggi dopo due millenni regalano. alle reti
dei marinai o ai sub, tangibili memorie di quella immane catastrofe               Lilibeo e le isole Egadi continuano nella loro ascesa culturale
che si abbattè come un fulmine su Cartagine e sulle sue colonie.
Anfore, monete, mon ili, ancore, catene, vasi, arnesi e cianfrusaglia                                                                                          47
varia romani e punici vengono vomitati dal mare, come se esso,
dalle sue profondità, volesse ricordare agli uomini il sangue ivi
versato dai combattenti caduti per la loro pazza e chimerica sete
di dominio. La leggenda dice che Cala Rossa si tingesse di colore
rosso dal sangue degli uccisi, dal quale, quindi, avrebbe preso il
nome. Il trattato di pace che ne seguì, obbligava i Cartaginesi a
cedere definitivamente il passo in Sicilia alle legioni romane. In
compenso Roma concedeva il "bene placet" a Cartagine per
la conquista della Spagna.

      La Prima Guerra Punica determina quindi tra l'altro l'installarsi
della potenza tiberina a Lilibeo e nell'arcipelago aeguseo, nonchè
nella restante parte della Sicilia, già controllata dai Cartaginesi.
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