Page 11 - Puntillo_2019
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Ma dopo l’attentato al Re, Florio muta atteggiamento e passa dalla parte monarchica facendo
            scrivere che la classe popolare ospita sobillatori che sono “il nemico più temuto” per la stabilità
            delle istituzioni e che bisogna assolutamente isolarli e neutralizzarli.
            Florio  non  era  più  l’industriale  rampante  delle  origini.  Adesso  iniziava  a  pensare  a  come
            consolidare il patrimonio industriale e osservare con preoccupata attenzione gli scioperi che si
            susseguivano nel comparto marittimo, compresi i cantieri di sua proprietà, e per questo si mise
            in una posizione moderata.
            Giolitti decise di stare equidistante fra le istanze dei lavoratori e la difesa avanzata dai proprietari
            e per questo, il “Ministro della malavita” di Salvemini, fu tacciato dal Giornale come fautore della
            “politica dell’inerzia” e di favoreggiamento alla “mafia rossa” per il non intervento statale nelle
            agitazioni di piazza.
            Florio contro Giolitti significarono l’isolamento pubblico di Ignazio Florio e nessuno da lì in avanti,
            sarà più disposto ad assecondarlo.
            «L’Ora» ospitò durante la sua prima fortunata stagione,  firme prestigiose della politica, della
            letteratura e dell’arte italiani.
            Ma non bastò: il solco “negativo” del Giornale era già profondo, e in effetti, a ben guardare, già
            nel 1900 in occasione delle elezioni anticipate, il quotidiano si mise contro Pelloux appoggiando
            Crispi e il Principe di Trabia, forniti di abbondante supporto finanziario da parte del “bottegaio”
            Florio.
            Un altro candidato dei Florio, Raffaele Palizzolo (https://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Palizzolo)
            fu inquisito per partecipazione mafiosa e intimidazioni verso gli elettori e alla fine processato e
            condannato. Il declino economico della famiglia Florio e lo schieramento antigovernativo del
            Giornale, procurarono una crisi che nel 1914 costrinse Ignazio Florio a cedere il quotidiano a
            Filippo Pecoraino, suo concorrente commerciale (https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Ora).
            Tutte le disavventure economiche e finanziarie, sono ben narrate e documentate nei testi di
            Cancila e Li Vigni, già cennati.

            5.- INVESTIMENTI SENZA REINVESTIMENTI – L’ESEMPIO DI BAGNARA.
            Il difetto dell’azione imprenditoriale dei Florio risiedette nei c.d. investimenti in ricerca e sviluppo,
                                                       che furono scarsi, insufficienti, privi di efficacia.
                                                       Le  azioni  dei  Florio  si  concentrarono,  come  già
                                                       cennato, in acquisizioni a macchia di leopardo ma in
                                                       nessuna  di  esse,  la  famiglia  si  preoccupò  di
                                                       “reinvestire”  al  fine  di  elevare  la  concorrenzialità
                                                       commerciale, attraverso innovazioni e allargamento
                                                       della fascia del mix commerciale proposto.
                                                       Una  ad  una  dunque,  le  attività  dei  Florio  furono
                                                       attaccate  dalla  concorrenza  europea  che  intanto,
                                                       guidata da imprenditori avveduti e attenti a ciò che
                                                       accadeva nei mercati, riposizionava i propri prodotti
                                                       con rapporti qualità-prezzo sempre più competitivi e
                                                       acquisiva     capacità     contrattuale     superiore,
                                                       determinata  da  riserve  finanziarie  sempre  più
                                                       consistenti.
                                                       Questo  vizio  di  “acquisire”  solo  per  ingrandire,  fu
                                                       antico e proprio Bagnara ne fu esempio eclatante e
                                                       vittima.

                                                       A Bagnara l’economia del legno si sviluppò impetuosa
                                                       lungo tutto il XVIII secolo per servizi resi alle attività
                                                       militari e civili e monopolizzò le forniture di contenitori
            di lamelle di castagno fornite ai porti di praticamente tutto il Mediterraneo.
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