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CONCLUSIONI

lato la tutela dei luoghi del prelievo di materiale e dall’altro la tutela del patrimonio costruito che
necessita di materiali e in casi specifici di materiali tradizionali. La conciliazione dei due aspetti
deve trovare una compiuta soluzione in un raccordo tra tutela e valorizzazione delle cave e del
costruito. La pianificazione delle attività estrattive risulta capace di garantire la valorizzazione
dei materiali storici locali, tuttavia è da evidenziare che mentre in altri contesti territoriali i Piani
delle attività estrattive portano avanti una conoscenza dettagliata della relazione tra materiali
storici e relativi siti di estrazione, nel caso della Sardegna tale tipo di analisi non è disponibile.

L’iter di redazione e approvazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive della Regione
Sardegna, che ha portato nel 2007 alla formulazione della prima stesura del Piano, risulta in
corso. Il PRAE si propone di incentivare, oltre alle buone pratiche di coltivazione e di
ricomposizione ambientale, la prosecuzione delle attività in essere rispetto all’apertura di nuove
cave anche prevedendo delle azioni compensative nelle ipotesi di esercizio dell’attività di cava
in aree sensibili. Si prevede inoltre la possibilità di rimettere nel ciclo produttivo siti di cava
dismessi al fine di incentivarne il recupero ambientale secondo due modalità distinte definite
reinserimento e riattivazione.
In particolare i dati sulle aree estrattive censite dal Catasto regionale dei giacimenti di cava
(2007) mostrano un numero discreto di aree estrattive dismesse e in particolare dismesse prima
dell’entrata in vigore della L.R. 30/89, periodo storico durante il quale non vigeva ancora la
disposizione relativa al recupero obbligatorio al cessare dell’attività di coltivazione. La maggior
parte dei siti attivi sono classificati da un punto di vista amministrativo cave in regime di
prosecuzione in istruttoria; molti dei siti estrattivi in esercizio alla data di entrata in vigore della
L.R. 30/89 non hanno ancora concluso l’iter di adeguamento dell’autorizzazione alle prescrizioni
della legge e l’esercizio di tali attività prosegue senza idonee garanzie per il futuro recupero
delle aree. Questa situazione ha inoltre consentito che alcune attività estrattive in regime di
prosecuzione cessassero senza l’avvenuto adeguamento alle disposizioni contenute nella legge
regionale sull’attività di cava.
Le politiche finalizzate ad indirizzare gli interventi di recupero sono riscontrabili nelle
disposizioni della L.R. 30/89 e negli indirizzi e prescrizioni contenuti nel PPR.
La L.R. 30/89 prevede il recupero delle aree estrattive dismesse una volta cessata l’attività di
coltivazione con l’indicazione della destinazione finale dell’area, tuttavia è stato possibile
constatare che gli interventi si limitano in prevalenza al recupero ambientale mancando delle
politiche alla base che indirizzino verso i riusi funzionali. Il PPR prescrive l’utilizzo di buone
pratiche senza fornire specifici indirizzi finalizzati ad incentivare i processi di recupero e di
riconversione dei siti estrattivi dismessi o in fase di dismissione.
La Regione Sardegna con L.R. 30/89 ha previsto un fondo per le aree di cava dismesse, gli
interventi sono finalizzati alla messa in sicurezza della aree e al recupero ambientale. Tale
strumento ha finanziato numerosi interventi promossi dai Comuni anche concernenti siti
estrattivi storici, meno interessanti i risultati relativi ai finanziamenti a favore delle Piccole e

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