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516 PAR TE TER Z A.
Luc. I.2 . de Bel. Orbatum Gnatis , longumproducerefunus ,
Pharf.
Ad T.umulum iubet ipfe dolor;iuuat ignibus atris
Inſeruiſse mapus , conftru&toque aggere Busti,
Ipſe atras tenuiffe faces
Lo ſomigliaiallº Vccello Indiano nomato Aura : Miri si.
Nierem.. io
lentij: Necclamat, nec canit, cum inſequuntur . Vdilli egli
0.55
ò lagnarſi, ò ftrepicare? E pur ſi dolſe.
A gli auuiſi degl ' indicibili fuolgimenti della cieca
Donna ,degli ſcoſſi della grandinata Monarchia,derer,
tibili fiati delle ſcatenate Furie ſi n.ofse egli precipitoſo,
e gittò l'Haſta? Piegofli alquanto? Nò per certo?Coſtan
te più del Giogo Acroceraunio , ſpreggiò le ſaette; più
Saldo delle Cicladi , ne ſi ſommerſe, ne ſi moſse: più che
Scoglio : Nec fle &titur, necfrangitur. Mi parue l'Aquila
di Ceſare,ſopra l'Ancora,che prédeua a riſo delle tempe
ſte , e de foffiamenti di Borça lo ſtrepitoſo romo
reggiare .
Ald.de Au.l.10:
Hebbi penſiere diſolleuare per Impreſa della di lui
Ċ.64 .
Coſtanza, e dell'animo inalterabile , & incorrotto, l'Vc
...
cello chiamato Iſpida; del quale laſciò ſcritto Albobrá
do molte coſe, etra le altre :In ripis reſidet glacieofertis.
mimos .
Albertus fcripfit,àfulmine non tangi, nec domum, vbifuerit
eius Nidus •Muſco olet eius caro ,non abfumitur mortua .Ap
penfa alicubiapennas dicitur immutare. Che viua ſomiglia.
za ſtata ſarebbe della Fortezza di lui , e dell'Immortalità
del Nome ?
Niente meno,più nobile Corpo mi parue quello del.
le Sfere, altre volte , in altro ſenſo dipinte, a ſimboleg.
giare la ſtabilità dell'animo,ſuolto dalla Fortuna . Certo
Tertul.dePalo è , che non puònon mutarſiil Mondo: Neque enim Muna
C.2.
dus, niſiut Mundus . Memor viridem , Terram , cum con
Spicis flauam,moxvifurus a canam . Quandopervn mo
mento laſciarono di ruotarſi le Stelle , le quali le proſpe :
re influenze confondono con le auuerſe ? Nondimeno
ſcorgile nelle fteſse cadute mai ſempre immutabili, e
coſtanti.
Cæle.