Page 732 - D-Girolamo_Matranga
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516          PAR TE              TER Z A.

                  Luc. I.2 . de Bel.   Orbatum Gnatis , longumproducerefunus ,
                  Pharf.
                                       Ad T.umulum iubet ipfe dolor;iuuat ignibus atris
                                       Inſeruiſse mapus , conftru&toque aggere Busti,

                                       Ipſe atras tenuiffe faces
                                 Lo ſomigliaiallº Vccello Indiano nomato Aura : Miri si.
                  Nierem.. io
                                 lentij: Necclamat, nec canit, cum inſequuntur . Vdilli egli
                  0.55
                                 ò lagnarſi, ò ftrepicare? E pur ſi dolſe.
                                    A gli auuiſi degl ' indicibili fuolgimenti della cieca
                                 Donna ,degli ſcoſſi della grandinata Monarchia,derer,
                                 tibili fiati delle ſcatenate Furie ſi n.ofse egli precipitoſo,
                                 e gittò l'Haſta? Piegofli alquanto? Nò per certo?Coſtan
                                 te più del Giogo Acroceraunio , ſpreggiò le ſaette; più
                                 Saldo delle Cicladi , ne ſi ſommerſe, ne ſi moſse: più che
                                 Scoglio : Nec fle &titur, necfrangitur. Mi parue l'Aquila
                                 di Ceſare,ſopra l'Ancora,che prédeua a riſo delle tempe
                                 ſte , e de foffiamenti di Borça lo ſtrepitoſo romo

                                 reggiare .
                   Ald.de Au.l.10:
                                    Hebbi penſiere diſolleuare per Impreſa della di lui
                   Ċ.64 .
                                 Coſtanza, e dell'animo inalterabile , & incorrotto, l'Vc
                     ...
                                 cello chiamato Iſpida; del quale laſciò ſcritto Albobrá
                                 do molte coſe, etra le altre :In ripis reſidet glacieofertis.
                      mimos    .
                                  Albertus fcripfit,àfulmine non tangi, nec domum, vbifuerit
                                 eius Nidus •Muſco olet eius caro ,non abfumitur mortua .Ap
                                 penfa alicubiapennas dicitur immutare. Che viua ſomiglia.
                                  za ſtata ſarebbe della Fortezza di lui , e dell'Immortalità
                                 del Nome ?
                                     Niente meno,più nobile Corpo mi parue quello del.
                                 le Sfere, altre volte , in altro ſenſo dipinte, a ſimboleg.
                                 giare la ſtabilità dell'animo,ſuolto dalla Fortuna . Certo
                   Tertul.dePalo è , che non puònon mutarſiil Mondo: Neque enim Muna
                   C.2.
                                 dus, niſiut Mundus . Memor viridem , Terram , cum con
                                 Spicis flauam,moxvifurus a canam . Quandopervn mo
                                 mento laſciarono di ruotarſi le Stelle , le quali le proſpe :
                                 re influenze confondono con le auuerſe ? Nondimeno
                                 ſcorgile nelle fteſse cadute mai ſempre immutabili, e
                                 coſtanti.


                                                                                       Cæle.
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