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illeggibile,  ma  con  buona  probabilità  avrebbe  consentito  di  aggiungere  un

                   nome  alla  scarnissima  lista  dei  vescovi  d’età  paleocristiana  e  bizantina  di

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                   Lilibeo .
                             Apparteneva a questo primo pavimento anche una piccola porzione

                   di  mosaico  ritrovata  lungo  il  muro  settentrionale,  ancora  visibile  dopo  gli

                   studi di Novara e Billotta e oggi non più riscontrabile in sito. Presentava dei

                   disegni  a  cerchi  che  si  intersecano  in  serie  sfalsate,  anch’essi  formati  da

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                   tasselli con le tre diverse tinte già riscontrate . Sotto il pavimento A venne
                   dissotterrato un secondo pavimento musivo. Questo si trovava a circa 35 cm

                   di profondità dal primo, sotto un duro strato di cocciopesto. Già al momento

                   della scoperta stupivano le dimensioni di questo mosaico, che apparve subito

                   come il più ragguardevole dell’intero complesso basilicale. Si era conservato

                   in  discrete  condizioni  e  occupava  quasi  esattamente,  con  una  leggere

                   variante dell’asse, quella che doveva essere la navata centrale dell’ edificio

                   A . Oggi, in vari punti non è più possibile apprezzarne il disegno e quindi

                   viene a mancare inevitabilmente l’armoniosità che l’intero mosaico doveva

                   destare alla sola vista. A differenza del pavimento A Billotta notava subito

                   che  la  sua  esecuzione  fu  di  «rozza  e  semplicistica  fattura  con  tessere

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                   irregolari e larghi interstizi» . Una fascia mediana che corre in direzione
                   Nord-Sud, fortemente danneggiata, divide esattamente il pavimento B in due

                   settori. All’interno di tale fascia sono presenti fiori a quattro petali ellittici o,

                   come dice Billotta, cerchi intersecatisi a serie sfalsate. Oggi rimane visibile


                   la parte centrale, ma sfortunatamente anche questa viene in parte occultata



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                             BILLOTTA 1977, p. 63; Billotta ritenne che Salemi ricadesse nella diocesi di Lilibeo; alla luce
                   degli studi moderni possiamo quasi sicuramente ritenere esatta questa affermazione; non vi è infatti nessuna
                   traccia  della  presenza  di  una  diocesi  locale,  mentre  le  uniche  testimonianze  di  una  diocesi  a  Trapani
                   risalgono al X secolo.
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                             BILLOTTA 1977, p. 34.
                          372  BILLOTTA 1977, p. 37.


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