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palmetta (Fig.105 n.55043 3 n. 55033)  è  più difficile stabilire  il  centro di

               produzione,  anche  se  alcuni  potrebbero  essere  opera  di  botteghe  siciliane

               locali  così  come  abbiamo  visto  per  Mazara.  Non  mancano  inoltre  alcune

               anforette e vasi con filtro, una forma, quest’ultima, che in Sicilia caratterizza

               i contesti di età islamica. Per l’illuminazione si utilizzavano le lucerne, sia

               quelle  circolari  a  piattello  (Fig.  105  n.55052),  sia  quelle  con  serbatoio

               cilindrico e lungo canale (Fig.105 n.55075). Le prime sono diffuse in Sicilia

               nella prima età islamica mentre le seconde compaiono a partire dagli inizi

               dell’XI secolo. Il sito di castello della Pietra rappresenta quindi una lunga

               fase  di  insediamento  umano  per  tutto  il  corso  dall’età  tardo  antica  fino  al

               medioevo.  Non  sappiamo  se  tale  situazione  si  sia  verificata, presso  il  sito

               dell’antica Alicia, identificata oggi con l’attuale Salemi      522 . È verosimile che

               l’agro salemitano fra il VII e l’XI secolo, sia stato  soggetto ad una frequenza

               sporadica  delle  zone  di  medio  pendio  da  dove  si  poteva  controllare  la

               campagna  circostante,  ma  la  mancanza  di  fonti  documentarie  e  di  reperti

               archeologici  di  sicura  provenienza  e  datazione  non  permette  oggi  di

               affermare con certezza che vi fu continuità ininterrotta fra età bizantina ed

                                    523
               l’epoca normanna  (Fig.107). Uno studio interessante però potrebbe essere
               fornito  dall’analisi  della  toponomastica  in  quanto  il  toponimo  Salemi

               potrebbe essere la forma latinizzata tramite un etimo arabo del precedente

                                              524
               toponimo  greco  Halycyae   e  potrebbe  indurci  ad  ipotizzare  un  caso  di

                      522
                         CLUVERIO 1619, p. 388; GRÉGOIRE 1932-33, p.83 e p.97; sulle ricerche archeologiche effettuate
               nel territorio, vd., KOLB-VECCHIO 2003, pp. 839-844.
                      523   Soltanto  delle  indagini  archeologiche  mirate  sulla  collina  e  sul  primo  nucleo  abitativo

               potrebbero delineare con maggiore concretezza le vicende dell’area urbana fra VII e XII secolo. Nessuna
               traccia rimane nella struttura urbana della dominazione araba, anche se sembra che la città abbia avuto fino
               al XIV secolo molti abitanti arabi come testimonierebbe il nome dell’odierno quartiere di Rabatu nel centro
               storico di Salemi. Il termine deriva dall’arabo rabad che sta ad indicare un sobborgo particolarmente abitato
               e presumibilmente extra moenia. Viene spesso utilizzato da Idrisi nella descrizione degli abitati come nel
               caso di Calatafimi; vd., Idrisi, in Blib. ar. sic., I, p. 92.
                      524  CLUVERIO 1619, p. 388; GRÉGOIRE 1932-33, p.83 e p.97; BAVIERA 1846, p.62.


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