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decorazione  data  sotto  vetrina,  effettuata  dopo  una  prima  cottura.  Fra  il

                   materiale ceramico recuperato si riscontrano i “biscotti” ( oggetti che hanno

                   subito solo la prima cottura ); vasi decorati ma non invetriati e vasi completi

                   con  invetriatura.  Oltre  al  materiale  ceramico,  la  discarica  dell’area

                   artigianale  (  che  doveva  svilupparsi  presumibilmente  nelle  vicinanze  ),  ha

                   restituito alcuni strumenti di lavoro, come i vasi con tracce di color verde o

                   bruno,  nonché  le  barre  ed  i  distanziatori  che  servivano  nella  fornace.  È

                   opportuno evidenziare che i prodotti rinvenuti sono di altissima qualità e si

                   caratterizzano per una bella varietà di forme, destinate al consumo dei pasti e

                   delle  bevande  ed  anche  alla  illuminazione  (  le  lucerne  sono  di  particolare

                   pregio  ).  Si  ritiene  attualmente  che  l’insieme  degli  oggetti  prodotti

                   nell’officina  mazarese  sono  stati  realizzati  tramite  l’ausilio  di  tecniche

                   estranee  alla  tradizione  altomedievale  siciliana,  per  cui,  tali  prodotti

                   artigianali farebbero parte di quella svolta legata alle produzioni ceramiche

                   locali che investì l’isola a partire dal X  secolo e che sono alla base di nuove

                   abitudini  quotidiane  in  una  terra  ormai  in  parte  islamizzata.  É  senz’altro

                   lecito quindi parlare di “orientalizzazione” del gusto ed anche ipotizzare che

                   le  nuove  tecniche  e  le  nuove  mode  introdotte  siano  giunte  nell’Isola

                                                             508
                   attraverso la mediazione dell’Ifrīqiya .
                          Se la città di Mazara a partire dalla dominazione musulmana attraversa

                   una vivace fase di sviluppo economico e quindi probabilmente anche urbano;

                   lo  stesso  non  può  dirsi  per  alcuni  antichi  centri  limitrofi.  L’antico  abitato


                   bizantino costruito in passato sulle rovine di Selinunte viene probabilmente
                                 509
                   abbandonato  mentre l’antica città di Lilibeo percorre un lungo periodo di



                          508  MOLINARI 2012, pp.38-39.
                          509   L’  abitato  bizantino  di  Selinunte,  subì  probabilmente  una  distruzione  parziale,  attestata
                   archeologicamente  e  narrata,  sulla  scorta  di  antiche  credenze  popolari  dal  Fazello;  risulta  altamente
                   probabile che l’abitato bizantino costruito sulle antiche rovine dei templi antichi venne abbandonato durante

                   l’età islamica. L’area ormai abbandonata, venne probabilmente frequentata in questa fase da popoli berberi

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