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                   996-1020)  e da tre fusti di colonna riportanti iscrizioni arabe di cui due
                   sono conservati presso la Biblioteca Fardelliana ed una terza presso il Museo

                   Pepoli  di  Trapani  (Fig.  97).  In  particolare,  le  colonne  arabe,  soggette  nel

                   corso del tempo a vari studi epigrafici e stilistici, sono  state recentemente

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                   ristudiate e visionate da Paolo Barresi e datate all’ XI secolo  (Figg. 98-
                   101). Dalla ricerca effettuata dall’ archeologo, si evince che le colonne della

                   Fardelliana  furono  verosimilmente  in  origine  impiegate  nel  mihrab  di  una

                   moschea  inserita  in  un  edificio  privato  presso  il  quartiere  portuale,  un

                   quartiere, quest’ultimo, sito fuori le mura e probabilmente sorto proprio tra

                   X  e  XI  secolo  sulle  isolette  che  allora  dovevano  formare  l'estremità  della

                   penisola, affinchè si potessero «curare i rapporti commerciali con la vicina

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                   costa  dell’  Ifrīqiya» .  La  città,  in  questo  periodo,  quindi,  oltre  ad  essere
                   murata come ci testimonia al Muqquadasî, probabilmente era munita di un

                   quartiere portuale in cui dovevano sorgere soprattutto edifici che fungessero

                   sia da abitazione che da magazzino per le merci. L’edificazione di strutture

                   portuali, finanziati possibilmente dalle principali comunità di mercanti attivi

                   nel porto, potrebbero aver incrementato i commerci soprattutto a partire dalla

                   fine  dell’XI  secolo,  quando  si  intensificaranno  i  rapporti  con  il  dominio

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                   ziride, ridotto al settore costiero dell’odierna Tunisia .





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                             La presenza di iscrizioni e di monete sembra attestare comunque una frequentazione araba in
                   città tra X e XI secolo, subito prima della conquista normanna; vd., FILIPPI 2002, p. 76.
                          497   Il  primo  a  pubblicare  le  epigrafi  di  queste  colonne,  corredate  da  un  disegno,  fu  l'abate  R.

                   Gregorio  nel  1790.  Al  suo  tempo,  i  fusti  si  trovavano  nel  convento  di  San  Rocco;    in  seguito  furono
                   visionate dall’Amari, vd., GREGORIO 1790, p. 141;  AMARI 1875, nn. XXI-XXIII, pp. 82-83, tav. X, figg. 1-
                   3; sulle storia degli studi e sulle varie problematiche relative all’originaria collocazione dei fusti si rimanda
                   a BARRESI 2004, pp. 140-143.
                          498  BARRESI 2004, p. 144.
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                             I contatti con l' Africa contribuirono ad uno sviluppo socio-economico della città. L’espansione
                   del  porto  e  dell’abitato  sulla  penisola  resero  probabilmente    necessaria  la  presenza  di  una  nuova  cinta

                   muraria destinata a proteggere il nuovo insediamento e le attrezzature commerciali e portuali che si erano

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