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               stretto  rapporto  gerarchico  con  i  siti  fortificati  d’altura  (i  qal a  della
               toponomastica)  sviluppatisi  (come  esplicato  nel  capitolo  precedente)  già  a

               partire  dall’età  tematica  ed  in  seguito  incrementati  dai  musulmani  come

               ritenuto  da  alcuni  studiosi  che  si  sono  occupati  del  problema,  durante  la

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               lunga guerra di conquista dell’isola .
                      Da quanto detto finora, risulterebbe quindi verosimile che sia i nuovi

               processi  agricoli  introdotti,  che  i  rinnovati  commerci  con  il  continente

               Africano  e  la  Spagna,  abbiano  comportato  una  rivalutazione  degli  abitati

               sparsi  della  Sicilia  occidentale.  L’insediamento  rurale  risulterebbe  quindi

               caratterizzato  da  una  serie  di  piccoli  villaggi  dediti  alla  coltivazione  del

               territorio e al commercio dei prodotti agricoli che probabilmente fu gestito

               visto l’ubicazione dei villaggi stessi rinvenuti, tramite le antiche vie romano-

               bizantine che collegavano gli scali marittimi del Tirreno e del Mediterraneo

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               con    l’entroterra  della  provincia  di  Trapani .  Inoltre,  se  prendiamo  in
               considerazione  anche  le  modalità  di  conquista  dell’isola,  essa  dovette

               comportare,  come  abbiamo  visto,  una  rivalorizzazione  strategica  di  quelle

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               antiche  città  e  fortezze  bizantine  della  Sicilia  occidentale   per  cui,  nel
               territorio  preso  da  noi  in  considerazione,  tra  il  X  e  l’XI  secolo  d.C.,  vi

               dovette  essere  una  casistica  molto  complessa  dettata  naturalmente  anche

               dalle condizioni stesse dei suoli in cui prendevano posto una serie di casali

               dove si concentravano cristiani e musulmani, (quest’ultimi in questo periodo

               costituivano la maggioranza della popolazione rurale del Val di Mazara), ed

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               una serie di centri d’altura incastellati .

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                          Secondo  H.  Bresc,  nell’isola  esisteva  un’organizzazione  territoriale  non  dissimile  da  quella
               degli hūsun spagnoli; vd., BRESC 1984, p. 76.
                      484  UGGERI 1997-98, pp.299-351.
                      485  BRESC- BRESC 1977, p. 344.
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                         Nel 1093 sono detti castra gli insediamenti più importanti del territorio diocesano di Mazara;
               vd.,  PIRRI  1733,  II,  pp.842-  843;  I  castra,  spesso  venivano  concessi  dai  sovrani  in  feudo  o  beneficio  a

               signori o a chiese con diritti giurisdizionali e di giustizia, più tardi presero il  nome di  terrae: dal 1308

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