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dei siti tardo-romani e bizantini. Inoltre, se si prende in considerazione che vi

                   era  fra  i  musulmani  il  diritto  di  vivificazione  delle  terre  morte  di  cui

                   potevano godere coloro che coltivavano una terra fabbricando degli edifici a

                   condizioni di recingere la terra tramite l’impiego di un argine, di condurvi

                                                                                         480
                   acqua  se  arida  e  lavorarla  per  la  semina  o  la  piantagione   è  piuttosto
                   pertinente pensare che vennero a crearsi durante la presenza musulmana nel

                   territorio, quei presupposti basilari per poter creare nuovi contesti abitativi

                   dediti  allo  sfruttamento  del  suolo.  Interessante  sarebbe  capire  a  nostro

                   avviso, le percentuali legate alla nascita di borghi rurali o al recupero di gran

                   parte  di  quei  cwr…a  bizantini  che  saranno  in  seguito  attestati  nella

                                                                                                       481
                   documentazione  d’età  normanna  con  i  termini  arabi  di  rahal  e  manzil
                   (Figg.95-96). Tali casali erano probabilmente i centri degli antichi latifundia

                                                                                                 482
                   o massae, ovvero quei cwr…a bizantini preservatisi nel periodo arabo  ed in



                          480   Sul  regime  fondiario  in  età  araba  tra  il  IX  e  il  X  secolo  si  rimanda  a  ABDUL  WAHAB-
                   DACHRAOUI 1962, pp. 401-444; altre notizie relative alle trasformazioni agricole apportate dai musulmani
                   di Sicilia si ritrovano in BARBERA 2007, pp. 14-28; BARBERA 2012, pp. 45-50; e soprattutto nel testo di
                   WATSON  1983;  ulteriori  informazioni  si  ricavano  in  MAURICI  1999,  pp.  69-78;  VANOLI  2012;
                   sull’argomento di recente si è espresso anche il Tramontana; vd., TRAMONTANA 2014.
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                             Il termine indica un abitato minore sparso nelle campagne che fino a tutto il XII secolo sarà la
                   caratteristica principale della geografia dell’insediamento siciliano. Per questa classe di abitati, casale è la
                   parola  latina  più  diffusa  a  partire  dall’XI  secolo  e  fino  al  XIII.  Nella  documentazione  araba  il
                   corrispondente  esatto  di  casale  è  rahal,  con  l’alternativa  frequente  di  manzil.  Questo  termine  indica  un
                   abitato rurale non difeso costituito da più famiglie di villani o servi della gleba dediti alla coltivazione di un
                   tenimento  di  terre.  Secondo  il  loro  maggiore  o  minore  numero,  costituivano  un  abitato  più  o  meno
                   importante (da tre o quattro famiglie fino a cento). Gli itinerari di questi  manzil che sorsero ovviamente

                   anche  su  nuovi  punti  strategici  al  commercio  dell’epoca  è  ricostruibile  almeno  in  parte  tramite  la
                   toponomastica di epoca successiva di epoca normanno-sveva infatti  le denominazioni ufficiali degli abitati
                   nel  periodo  normanno  furono  le  stesse  del  periodo  bizantino,cioè  quelle  di  civitates  o  urbes,  castra  o
                   castella e casalia, tale distinzione fu fatta anche dallo stesso conte Ruggero I nel 1093 “seu urbes, seu
                   castella, vel casalia”; vd., PIRRI 1733, p.843.
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                             È opportuno ricordare che la divisione del territorio in Sicilia durante il periodo normanno fu
                   lasciata secundum antiquas divisiones saracenorum, come ci riferisce un documento del 1094 dal quale si

                   possono leggere vari abitati sparsi arabi nel territorio; vd., PIRRI 1733, I, p.384.

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