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                   secolo, ma potrebbero essere ascritte probabilmente, al X-XI secolo  (Figg.
                   93-94).

                          La presenza di questi agglomerati rurali lungo la strada verso la città

                   di Mazara potrebbe essere dovuta al fatto che quest’ultima località durante la

                   dominazione  musulmana  rivestì  un  ruolo  strategico  ed  economico

                   fondamentale.  Nonostante  i  commerci  nordafricani  toccassero  di  fatto  il

                   porto di Trapani, gli storiografi risultano abbastanza concordi sul fatto che il

                   terminale  commerciale  principale  della  Sicilia  occidentale  attorno  al  X-XI

                   secolo, dovette essere costituito dal porto della città di Mâzar ( Mazara ) sita

                                                                                504
                   sulla  costa  meridionale  della  provincia  di  Trapani .  È  verosimile  che
                   durante     la    dominazione        musulmana       l’antico     approdo      fenicio

                   successivamente  inglobato  nella  regione  selinuntina  si  sviluppò  ed  acquisì

                   dimensioni  urbane  dando  in  seguito  l’  appellativo  di  “  val  di  Mazara  ”

                   all’intera  valle  della  Sicilia  occidentale.  Alcune  lettere  della  Gheniza  del

                   Cairo infatti attribuiscono alla città e al suo porto a partire dal XI secolo il



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                             Un problema aperto rimane  tuttora la conoscenza da parte degli archeologi delle produzioni
                   locali siciliane per un periodo compreso tra il IX ed il X secolo; dalle ultime ricerche effettuate si ritiene
                   che  attorno  al  X  secolo  si  verificarono  dei  cambiamenti  notevoli  nelle  produzioni  locali  di  ceramica;  si
                   ritiene  genericamente  che  a  partire  da  tale  periodo  vennero  prodotti  tali  manufatti  attraverso  officine

                   specializzate.  La  tecnica  adoperata  prevedeva  decorazioni  in  bicromia  (verde  e  marrrone)  o  in  tricomia
                   (verde  marrone  e  giallo)  e  l’uso  di  vetrine  piombifere  su  entrambi  i  lati  dei  vasi.  In  base  a  queste
                   caratteristiche, sono state rinvenute in Sicilia varie varianti di produzione locale. È opportuno segnalare, che
                   gran parte del materiale pubblicato e studiato proviene da ricognizioni archeologiche di superficie e  fuori
                   da un preciso contesto stratigrafico che possa permettere datazioni più accurate. Il problema rimane irrisolto
                   in quanto risulta poco attendibile una datazione certa. Di conseguenza, risulta difficile stabilire se si tratta di

                   produzioni locali e di importazione ascrivibili alla piena età islamica o al periodo arabo-normanno come si è
                   sempre ritenuto; sulle problematiche e sui metodi di datazione molto si sono soffermati i vari studi effettuati
                   ma non si è ancora stabilito una chiara linea esplicativa; vd; ARDIZZONE 2004a, pp.275-386; ARDIZZONE
                   2004b, pp.191-204; BAGNERA 2012, pp.26-37; D’ANGELO 1983, pp.81-91; D’ANGELO 1995, pp.461-466;
                   D’ANGELO 1997, pp. 451-463; D’ANGELO 2004, pp. 129-143; MOLINARI 2012, pp.38-39; ROTOLO 2011, pp.
                   545-560.
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                             La città compare nella lista dei mudūn di ′Al-Muqaddasî .Vd., ′Al-Muqaddasî, in Blib. ar. sic.,
                   II, pp.669.

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