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               manifatture .  Fra  le  molte  masserie  e  abitati  rurali  minori  dediti  alla
               produzione agricola accennate da Idrisi la documentazione attesta nel 1145

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               un abitato denominato Berzena ; nel 1093 e nel 1126 è menzionato anche il
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               casale  Bizir/Casale  Nuovo ;  nel  1093  e  rispettivamente  nel    1124  e  nel
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               1126 è attestato infine il casale di Bulchair/Mizelbulckahair  (Fig.119).
                      Per quanto riguarda le varie merci che si esportavano nella città-porto

               si distinguevano in particolar modo, oltre alla seta, il cotone, le pelli ed il

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               frumento . Nel 1156 i mercanti più attivi erano i genovesi i quali godevano
               di  condizioni  favorevoli  per  le  esportazioni  delle  merci.  Le  imbarcazioni

               potevano  attraccare  presso  il  fiume  Mazaro  che  oltre  a  consentire  la

               navigazione  verso  l’interno,  rappresentava  un  punto  rilevante  in  cui  poter

               imbarcare  le  merci.  Molti  degli  operatori  erano  stranieri,  la  domanda

               riuguradava soprattutto generi non lavorati; nella zona si produceva infatti il

               cotone che era molto richiesto dalle popolazioni medioevali del bacino del

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               Mediterraneo e dell’Europa contintale .




                      562  Idrisi, in Blib. ar. sic., I, pp. 78-79: “ Mazàra, splendida ed eccelsa città cui nulla manca, non
               ha pari né simile, se si risguardi alla magnificenza delle abitazioni e del vivere:se all’eleganza dell’aspetto
               e degli edifizii, questa città ( è proprio ) il non plus ultra. Aduna in sé quante bellezze non aduna altro

               soggiorno; ha mura alte e forti; palagi ben acconci e puliti; vie larghe, stradoni, mercati zeppi di merci e di
               manifatture,  bellissimi  bagni,  spaziose  botteghe,  orti  e  giardini  con  elette  piantagioni.  Di  tutte  le  parti
               vengono (mercanti e viaggiatori) a Mazàra: e n’esportano la roba che abbonda nei suoi mercati. Il suo
               distretto vastissimo abbraccia graziosi casali e massarie. Scorre a piè delle sue mura il fiume chiamato
               Wâdî 'al Maǵnun, («il fiume dello spiritato» il Màzaro) nel quale caricano le navi e svernano le barche ”.
                      563  GRÉGOIRE 1932-33, p.84.
                      564  PIRRI 1733, I, p.843; GRÉGOIRE 1932-33, p.97.

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                         PIRRI 1733, II, p.873; WHITE 1933, p. 235; GARUFI 1933, p. 220.
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                         La Sicilia era all’arrivo dei Normanni il granaio dell’area Nordafricana del Sahel anche se la
               quantità dei prodotti esportati doveva essere comunque limitata; oltre alle merci sopraelencate è piuttosto
               verosimile che presso il porto di Mazara venivano esportati salgemma,  (importante per la conservazione di
               carne, pesce e formaggio)  tessuti, cereali, legno, pellame, formaggio e frutta; vd, HOUBEN  1999, p. 19; sui
               commerci della città di Mazara vd., PERI 1990,  pp. 19-21.
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