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strati  è  un  argomento  a  favore  dell’antichità  dell’affresco,  che  potrebbe

               assegnarsi all’XI secolo a conferma dell’esistenza di un dipinto nella nicchia

               antecedente alla costruzione della Cattedrale. La composizione più recente

               del Pantokrator riproduce fra l’altro uno schema tipologico considerato più

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               arcaico  essendo Cristo a figura intera, seduto in trono, benedicente con la
               mano destra davanti al petto, mentre sulla sinistra regge un libro aperto con

                                                                                    557
               una iscrizione greca tratta dal Vangelo di Giovanni (VIII,12) . Dalle analisi
               stilistiche effettuate, il Pantokrator di Mazara può essere considerato come

               la  riproduzione  in  situ  di  un’antica  immagine,  probabilmente  anteriore

               all’arrivo  dei  Normanni,  ricalcata  nel  suo  impianto  iconografico.  Questo

               dato,  ricavabile  da  un  primo  e  nuovo  studio  sugli  affreschi  sottostanti

               apporterebbe  una  prova  tangibile  sulla  veridicità  dell’antica  tradizione,

               secondo cui la Cattedrale normanna sarebbe sorta nel medesimo luogo di una

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               precedente chiesa bizantina .  Oltre all’affresco del Pantokrator, all’interno





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                         LAZAREV 1967, p.235.
                      557  Il tipo iconografico del Pantokrator di Mazara risulta essere unico nel suo genere nell’ambito
               delle  opere  pittoriche  della  Sicilia  di  stile  bizantino  raffiguranti  il  medesimo  soggetto.  La  più  antica
               rappresentazione del Pantokrator in Sicilia è quella della cupola della Martorana di Palermo riferibile al

               1148 circa, mentre la più recente è il Pantoktator sito nella parete occidentale della Cappella Palatina di
               Palermo datato agli inizi del XIII secolo. Secondo gli studi effettuati, l’affresco di Mazara presenta notevoli
               analogie con due affreschi coevi (prima metà XII secolo) raffiguranti rispettivamente una Deesis con Cristo
               Philanthropos  in  trono  nel  catino  absidale  della  chiesa  di  S.Zaccaria  a  Caulonia  (Calabria)  e  un  Cristo
               benedicente nella cripta del Crocefisso di Ugento. Opere artistiche nate grazie a quei rapporti fra diverse
               terre  appartenenti  alla  culturalità  del  mondo  bizantino  in  cui  le  relazioni  interregionali  favorirono  sul

               versante tirrenico la mediazione siciliana, sull’adriatico la diretta penetrazione greca; vd., PACE 1986, tavv.
               433-434;  per  le  icone  di  Palermo  vd.,  LAZAREV  1967,  p.  235;  DEMUS  1949,  tav.46;  sulla  diretta
               penetrazione bizantina nell’Adriatico vd., CARILE 2004, pp.79-93.
                      558  Se in futuro la tradizione potesse trovare conferma in base alla datazione del primo affresco
               sottostante ci ritroveremo in presenza di una icona cristiana esistente già in età araba e di probabile origine
               bizantina,  del  resto,  era  consuetudine  dei  Normanni  edificare  su  antichi  luoghi  di  culto  cristiani;  sulla
               tradizione  di  un  antico  luogo  di  culto  vd.,  QUINCI  1916,  p.  9;  sulle  modalità  relative  all’insediamento

               normanno vd., TRAMONTANA 1983, pp.540-542; CUOZZO 1994, pp. 177-181; BERTAUX 1994, pp. 35-42.

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