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essere,  a  nostro  avviso,  i  elementi  provenienti  dalle  aree  di  culto  di

               Marettimo  e  di  San  Miceli  a  cui  andrebbe  aggiunta  l’area  di  San  Matteo

               presso  Erice  individuata  alla  fine  del  secolo  scorso,  nonché  alcuni

               insediamenti  rupestri  soggetti  ad  eremitaggio  evidenziati  sulla  Costa  Nord

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               presso il comune di Castellammare del Golfo .
                      In  questo  periodo,  oltre  alla  grande  proprietà  fondiaria  di  alcune

               famiglie romane, nel latifondo si distinguevano sia il patrimonio imperiale

               che quello ecclesiastico. Durante l’età bizantina, la chiesa di Roma continua


               a possedere così come in passato molte cῶhai, o massae, abitati da coloni,
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               ed amministrate dai rectores o conductores .
                      In Sicilia occidentale, a questa lunga fase di ruralizzazione si affianca

               anche  una  persistenza  delle  precedenti  località:  Lilibeo  conserva  il  ruolo

               amministrativo  e  di  scalo,  oltre  quello  di  centro  di  un  cristianesimo  di

               probabile  origine  africana,  mentre  anche  gli  insediamenti  sparsi  registrano

               consistenti presenze cristiane in sintonia con la costruzione di edifici di culto

                                                                            125
               o trasformazioni all’interno di Drepano e di altre città . La viabilità rimarrà
               quella  di  età  romana  per  tutto  il  periodo  medievale:  lungo  le  direttrici

               principali,  alcune  statio  dell’itinerarium  antoninini  hanno  registrato  una

               lunga     frequentazione       dal    tardo-antico     all’alto-medioevo,       dettata






               rimanda a BONACASA CARRA 2002, pp.105-117; per la sede vescovile di Trapani cfr. BURGARELLA 1994,
               pp.12-14.
                      123  SALINAS 1893a, pp. 339-342, 391, 428; PACE 1916, coll. 697-736; NOVARA 1975, pp. 47-56;

               SCUDERI 1968, pp.20-21; INTERNICOLA-CORSO 1993, pp.161-187; ARDIZZONE-DI LIBERTO-PEZZINI 1998,
               pp. 387-418; ARDIZZONE 2011, pp. 101-122.
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                         I nomi delle massae appartenenti alla chiesa di Roma si trovano nell’epistolario gregoriano; vd.
               GREGORIUS MAGNUS, Registrum Epistularum, (ed. D. NORBERG), I, 42, 183; Ep. IX, 120, 1;  Ep. IX, 129,
               1;  Ep.  VII,  38,  7;  Ep.  IX,23,4;  Ep.  II,  26,  8;  Ep.  VII,38,7;  Ep.  IX,181,1;  Anche  i  funzionari
               dell’amministrazione  bizantina,  possedevano  varie  massae,  che  gestivano  da  lontano  come  il  magister
               militum Maurenzio o il praetore Romanos; vd., XII,37; XII, 4; VIII,2.
                      125  CRACCO RUGGINI 1980, pp.1-96; PUGNATORE, pp.58-60;  LINARES 1978.


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