Page 32 - LA PESCA NELLA PROVINCIA DI TRAPANI
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           un  pescecane  o  altro  predatore  doveva  produrre  facilmente  fughe  di-
           sordinate  fino  nei  pressi  delle  rive,  con  conseguenti  arenamenti  sulla
           sabbia  o  fac111  catture  fra  le  anfruttuosità  degli  scogli.  In  altri  ter-
           mini,  ritengo  che  i  neolitici  potessero  casualmente  pescare  piccoli  ton-
           ni  dalle  loro  piroghe,  ma  che,  per  gli  esemplari  più  grossi,  neolitici  e
           fors'anche  paleolitici  si  limitassero  alla  cattura  di  quelli  giunti  fra  gli
           scogli  (come  si  faceva  nel  Mar  Rosso  per  le  balene).
               La pesca  fu,  comunque,  di  importanza  non  mediocre  per  le  nostre
           popolazioni  preistoriche,  anche  se  è  parzialmente  documentata.  Ma  le
           ipotesi  che  abbiamo  proposto  ci  sembrano  tanto  ovvie  che  le  conside-
           riamo  come  un  dato  acquisito.  Aggiungiamo  solo  due  osservazioni  di
           qualche  r111evo.
               Il neolitico  è  il periodo  dell'incivilimento  umano:  i  neolitici  levan-
           zesi  ci  si  presentano,  con  le  loro  pitture,  come  allevatori  di  bestiame
           e  come  pescatori,  non  ancora  come  agricoltori.  Probabilmente,  in  fatto
           di  prodotti  vegetali,  erano  ancora  allo  stato  di  craccoglitorb,  ma  già
           esercitavano  la  pesca:  come  certe  culture  etnografiche  attuali  in  isole
           tropicali.
               Il  neolitico,  preparazione  dell'uomo  alla  civiltà  agricola,  appresta
           i  mezzi  per  la  cottura  degli  alimenti  vegetali,  creando  il vaso  di  terra
           cotta  che  nasce  dal  paniere  di  vimini  o  di  altro  materiale  intrecciato.
           I  neolitici  di  Levanzo,  dunque,  conoscevano  già  almeno  il paniere:  e
           quindi  l'uso  della  nassa  da  pesca,  che  pei  paleolitici  era  solo  ipotesi
           attendibile, diventa certezza per  i  neolitici.
               Ma  gli  abitanti  di  Levanzo  esercitarono  anche  un'altra  attività
           connessa con il mare  e  la  sua fauna:  la caccia  alla  foca.  Per la  prima
            volta  questa  attività  viene  documentata  in  Sicilia  con  il  ritrovamento
           di  un  osso  di  foca  tra gli avanzi  di  pasti  umani.  Si  tratta  del  pelagius
            monachus,  la  piccola  foca  mediterranea  che  vive  ancora,  in  sparuti
            branchi,  in  alcune  grotte  della  Sardegna,  dove  quelche  esemplare  è
           stato  catturato  anche  di  recente.  La  foca  ha  vissuto  in  epoca  storica
            nelle  isole  grche.  Ora  il ritrovamento  di  un  osso  a  Levanzo  rende  più
            verosimile  quanto  affermano  i  pescatori  della  non  lontana  Marettlmo,
           i  quali  asseriscono  di  aver  visto  qualche  raro  individuo  ma  di  averne
           scorto  più  volte  le  tracce;  spiega  le  leggende  su  mostri  anfibi,  viventi
           in  ~otte marine,  che  nelle  notti  di  luna  vanno  a  pascolare  tra  l  vi-
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