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la composizione biochimica della materia organica sedimentaria e il
contenuto dei fitopigmenti suggerisce, inoltre, che la maggior parte della
materia organica sedimentaria deriva da fonti primarie di natura non
unicellulare.
La composizione biochimica della materia organica sedimentaria è stata
utilizzata per avere ulteriori informazioni sull’origine, qualità e utilizzo della
materia in deposizione (Danovaro et al.,1993; Fabiano et al.,1995; Danovaro,
1996). La concentrazione delle proteine sedimentarie rappresenta la chiave
per definire le caratteristiche trofiche di un sistema (Danovaro et al., 1999).
L’azoto organico, infatti, è ampiamente considerato essere il maggior fattore
limitante per i depositivori. Questo è ancora più importante negli ecosistemi a
Posidonia oceanica in cui la materia organica prodotta è estremamente
refrattaria. E’ stato dimostrato che la principale via di trasferimento del
carbonio della prateria nella catena trofica bentonica è la decomposizione
batterica (Pollard e Kogure, 1993). Le praterie funzionano, quindi, come
trappole del detrito, raccogliendo carbonio detritale da tutte le fonti (Dauby,
1989).
La composizione biochimica del detrito organico sedimentario nelle aree di
studio mostra un rapporto simile tra la componente proteica (43 %) e la
componente glucidica (40 %) seguite dai lipidi (17 %). Il predominio delle
proteine sui carboidrati è tipico di aree produttive (Danovaro et al., 1999),
mentre il predominio dei carboidrati è caratteristica di ambienti altamente
oligotrofici o detritici (Fabiano et al., 1995). I livelli del rapporto PRT/CHO
(1,22 ± 0,62) indicano la presenza di materia organica viva o detrito giovane
ed un accumulo di biomassa cellulare autotrofa microbentonica (Danovaro et
al.,1993). Questo rapporto varia tra valori che vanno dai più bassi di 0.1 in
sedimenti oligotrofici di mare profondo (500-2400 m di profondità nella parte
est del Mediterraneo, Danovaro et al.,1993) a valori più alti di 10 in sedimenti
costieri antartici (Pusceddu, 1997). Non sono stati trovati cambiamenti
significativi spaziali nel rapporto PRT/CHO (Tab. 3.1.20a), confermando
l’assunto che il sistema riceve pochissimi input di materia organica primaria.
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