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nel campo. Mi sono mossa in un ambito che è storicamente e socialmente inteso
come uno spazio vissuto e agito dagli uomini. Questo fattore è stato determinante
per ogni approccio con gli informatori. Ho sperimentato una vasta gamma di
reazioni. Nei luoghi delle inchieste sono arrivata sempre da sola e sempre in
autunno inoltrato o all’inizio della primavera. Ho scelto questi periodi per sfuggire
alla confusione estiva e per avere maggiore libertà di movimento e maggiori
occasioni di interazione con i locali. In alcuni casi, come ad esempio per l’indagine
a Santa’Agata di Militello (Me), ho utilizzato i network sociali degli informatori,
quindi, al mio arrivo, avevo già una ben consolidata rete di accoglienza.
I primi passi sono sempre stati lo studio del posto, la frequentazione dei luoghi di
ritrovo dei pescatori e la ricerca di contatti che mi permettessero di individuare i
migliori informatori. Di conseguenza ho trascorso molto tempo nei porti e nei bar.
E una donna sola, in autunno, in un porto, con 582 domande in tasca crea una certa
inquietante curiosità.
L’inizio è sempre stato il momento più delicato.
Quel particolare momento in cui raccontavo chi ero e cosa volevo ha sempre
lasciato facce stupite e a volte sospettose. Non nascondo che, a volte, ho sentito mie
le parole di Bruce Chatwin “che ci faccio qui?”. Mi è capitato quando alcuni
pescatori a Giardini Naxos mi domandarono se ero “della Finanza” e, dopo averli
rassicurati, mi chiesero, con tono ancora più terrorizzato, se ero “una di Lega
Ambiente”. Chatwin continuò a tornarmi in mente anche a Pantelleria quando,
intervistando un pescatore, una piccola folla di curiosi si avvicinò e, ad un certo
punto, alle mie spalle, un signore domandava a un amico: “ma che programma è?
Linea blu? Ma che televisione è? La RAI o Canale 5?”, l’amico rispose: “è
dell’Università” e l’altro commentò: “Ah mi pareva nzocch’era…[cos’era]” e
abbandonò subito la strana compagnia.
Per certi versi essere donna ha innescato anche comportamenti di antica galanteria
per cui, nonostante la palese voglia di andare via e non ascoltarmi, pazienti e gentili
pescatori lasciavano che io finissi di parlare per poi dirmi, non senza un certo
imbarazzo, che non erano interessati a collaborare.
Altre volte la diffidenza era tale che non lasciava spazio a nessuna interazione.
Spesso, dopo i primi incontri, e soprattutto dopo la somministrazione del
questionario, alcuni pescatori mi chiedevano come facessi ad avere tutte queste
conoscenze sulla pesca e sulle barche nonostante fossi fìmmina.
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