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Il pregiudizio di genere quindi veniva sempre mantenuto anche in presenza di una

                     condivisione del sapere che avrebbe dovuto essere super partes. Il genere ha anche
                     esercitato i suoi condizionamenti durante le interviste. Esistono almeno due quesiti

                     nel  questionario  che  hanno  sempre  causato  un  certo  impaccio  nelle  risposte:
                     391.Donzella (Coris Julis) e 566. L’oloturia. Il tipo dialettale per la donzella in tre

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                     punti  della  rete  è  pizz’e  rre  e  il  primo  elemento  del  composto  pizza  sta  per
                     ʽmembro virileʼ.

                     Il questito 566 ha invece un esito panregionale che è mínchia di mari con la variante

                     cazzu  di  mari  per  Ganzirri  e  Sant’Agata  di  Militello.  Il  riferimento  all’organo
                     genitale  ha  creato  un  momento  di  imbarazzo  in  quasi  tutte  le  inchieste.

                     Probabilmente dire “una brutta parola” davanti ad una donna veniva interpretato
                     dagli  informatori  come  una  mancanza  di  riguardo  nei  miei  confronti,  inoltre,

                     essendo  riusciti  a  raggiungere  un’intesa  fatta  di  stima  e  rispetto,  sarebbe  stato
                     ancora più disonorevole e offensivo. Sono sempre intervenuta in questi momenti

                     per  attenuare  la  portata  della  risposta,  facendo  loro  intendere  che,  pur

                     comprendendo la loro difficoltà, non era in nessun caso una mancanza nei miei
                     riguardi.

                     In un mondo quasi esclusivamente declinato al maschile non mancano i casi di

                     donne che hanno amato il mare a tal punto da farne il principio ispiratore dei loro
                     versi poetici.

                     Donne ammaliate da quel mondo liquido che è visione romantica ma anche furia
                     degli elementi, capace di minacciare e consolare con la stessa intensità. Mi riferisco

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                     alla poetessa messinese Maria Costa , scomparsa lo scorso settembre, iscritta dal
                     2006 dall’UNESCO nel registro dei “Tesori umani viventi”, e di Adelina Cona

                     Zingales  che,  durante  l’inchiesta  a  Sant’Agata  di  Militello  (Me),  mi  ha  dato  la

                     possibilità di guardare attraverso i suoi occhi incantati un universo di uomini e reti.
                     Si tratta di piccole grandi fortune, che non mancano mai nell’imprevedibilità di una

                     campagna di rilevamenti. Sono episodi, incontri, situazioni che raccontano ancora
                     di una memoria che non scompare e che danno speranza per la salvaguardia di una

                     cultura che, al di là dell’aspetto linguistico, continua, nonostante tutto, a resistere.







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                                  Lampedusa (Ag), Sant’Agata di Militello (Me) e Riposto (Ct).
                      21  La poetessa è stata intervistata nell’agosto del 2011 da Valeria D’Angelo che, per la sua tesi di laurea
                      magistrale, ha condotto l’inchiesta a Ganzirri (Me).
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