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Alla fiera della memoria. Feste, identità locali e mercato culturale in Sicilia

raccolte (Uccello, 1976; A. Buttitta, 1978; Giallombardo, 1981, 1990; I.E. Buttitta,
1992, 1999).

    II.  A fronte della progressiva affermazione della “cultura di massa” si sono
dunque registrate, sin da subito e con maggior enfasi e partecipazione locale
in questi ultimi anni, iniziative tese alla salvaguardia e alla valorizzazione del-
le peculiarità (o presunte tali) socio-culturali: dai costumi ai prodotti tipici, dai
riti festivi alle musiche tradizionali. Allo spontaneo processo di riaffermazione
e di riscoperta di usi e costumi scomparsi, ovvero a rischio di scomparsa, da
parte delle comunità variamente organizzate in congreghe, associazioni e comi-
tati, non di rado guidati da intellettuali locali, si sono presto affiancati, finendo
spesso con il prevalere, vari interessi economici, istituzionali e politici diretti a
manipolare a proprio vantaggio le manifestazioni tradizionali, a sostenere «il
revival folcloristico, dando veste turistica ai fenomeni popolari» e «la moda del
folk e del rustico», a esaltare acriticamente i valori associativi della cultura tradi-
zionale (Lattanzi, 1983: 89) promuovendo le retoriche delle identità e delle radici
perdute (Di Nola, 2000: 67-70). Una rinascita di tradizioni religiose, quindi, dai
connotati ambigui, che ha assunto aspetti sia «inconsapevolmente positivi» sia
«decisamente alienanti» (Lanternari, 1976: 31).

    Eppure, nonostante questi processi si siano ampiamente affermati in tutta
l’isola, determinando più o meno importanti trasformazioni degli itinera rituali
e del loro simbolismo, tutt’oggi in Sicilia, in non pochi contesti sono osservabili
comportamenti festivi che sembravano essere stati definitivamente consegnati
al passato insieme alle forme di produzione tradizionali, alle strutture sociali e
alle ideologie correlate. La persistenza di questi fenomeni, la «tenace continui-
tà delle strutture rituali» nonostante il cambiamento economico e sociale (Tak,
2000: 16), non può essere elusa. Antropologi, storici, sociologi, operatori cultura-
li devono fare i conti con una realtà assai più complessa di quella che sembrava
prefigurarsi non più tardi di mezzo secolo addietro: una realtà polimorfa, dagli
esiti locali più diversi, soggetta alle costanti tensioni della dialettica “tradizione”
vs “innovazione”, sottoposta agli interessi collidenti di soggetti interni e esterni
alle comunità che sostanziano di significati diversi e spesso contraddittori termi-
ni quali “tutela”, “conservazione”, “valorizzazione”, “promozione”.

    Rispetto a quanto osservato proporrò alcune recenti riflessioni sul patrimo-
nio festivo dei paesi marinari (costieri e delle isole minori) siciliani i quali, in ra-
gione della loro posizione, sono tra quelli maggiormente investiti dagli interessi
del mercato turistico.

    III.  Ha osservato Sebastiano Tusa:

                      «Al di là delle immense e svariate risorse materiali che il mare ha offerto
                  ed offre all’uomo, ve ne sono altre che attengono alla sfera sovrastruttu-
                  rale che hanno nei millenni rifornito ed animato l’immensa enciclopedia

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