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Levanzo. Grotta di Cala
dei Genovesi. Immagini
antropomorfe e zoomorfe
dipinte.
della facies epigravettiana. Tali comunità
Levanzo. Grotta di Cala
si svilupparono lentamente fino ad acqui- dei Genovesi.
sire l’agricoltura e la pastorizia tra le loro
attività primarie. Questo cambiamento
dovette coincidere con un grosso muta-
mento nella geografia dei luoghi. Siamo
certi che fino all’ultima glaciazione wür-
miana Levanzo e Favignana erano legate
al litorale trapanese. Sul piano archeolo-
gico tale situazione, verificabile peraltro
da parte dell’uomo seguiva quella da par- attraverso lo studio della batimetria loca-
te della fauna pleistocenica caratterizzata le, viene rispecchiata nelle immagini in-
dalla presenza di elefante e altre specie cise sulle pareti della Grotta del Genovese
estinte. di Levanzo, dove animali tipici da prate-
In alcune zone, come il Faraglione di Fa- ria, come il cavallo selvatico ed il bue sel-
vignana o la costa nord-occidentale di Le- vatico, evidentemente occupavano l’im-
vanzo, annoveriamo complessi caverni- maginario dei cacciatori paleolitici.
coli di altissima valenza paletnologica che Con la fine del Pleistocene, intorno ai
pongono le due isole dell’arcipelago fra 10.000 anni a.C., questo legame con la
le “provincie preistoriche” più importanti Sicilia si recise e l’insularità attuale diven-
d’Europa, al pari di analoghe aree del Pé- ne una costante dei luoghi. Non cono-
rigord e dell’Ariège in Francia. La rilevan- sciamo molto della vita neolitica e delle
za di queste caverne non è data soltanto successive età del rame e del bronzo poi-
dalla presenza, in un caso – la Grotta di ché la ricerca archeologica, come diceva-
Cala dei Genovesi –, delle ben note ma- mo all’inizio, è ancora al livello pionieri-
nifestazioni di arte rupestre, ma anche stico. Non sappiamo, quindi, come le so-
dalla potenzialità dei depositi stratificati cietà neolitiche agro-pastorali si adattaro-
in esse presenti. I futuri cantieri di scavo
e di ricerca che potranno essere impian-
tati, se condotti con l’ausilio delle meto-
dologie e tecniche più aggiornate, po-
tranno costituire senza ombra di dubbio
una tappa importante per l’avanzamento
degli studi di preistoria al livello europeo.
Conservare questi formidabili “archivi”
del passato costituisce, quindi, un impe-
rativo primario per il pianificatore. E la
loro conservazione non può prescindere
dalla tutela dell’ambiente circostante nel-
l’integrità nella quale ancora oggi, mira-
colosamente, molte delle grotte si trova-
no, quindi principalmente del mare.
Quei pochi scavi effettuati hanno eviden-
ziato la presenza di comunità di cacciato-
ri sin dal Paleolitico Superiore, dotati di
grande abilità nella produzione di stru-
menti in selce inquadrabili nella tipologia
Sebastiano Tusa 56