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cora di prendere il largo, per uno scontro ma stagione filopunica di Agrigento, città
che Polibio lascia intravedere già impari di confine fluviale in una tormentata sto-
nei giorni che lo precedono: l’immagine di ria di avvicendamento di potere territo-
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Lutazio Catulo, che allena senza sosta i riale lungo l’Halykos . Lo scorcio poli-
marinai in vista della battaglia, è frutto di biano, profondamente indagato nei cano-
una esaltazione della romanità, di una po- ni di un metodo storiografico che di volta
tenza via via cresciuta nell’ostinazione, in volta sceglie, corregge, contamina e,
nella chiarezza degli obbiettivi, nella tena- sempre, difficilmente menziona, offre il
cia, nella capacità di assorbimento di tec- destro alla recezione del punto di vista ro-
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niche, uomini e strategie, e che attraverso mano : quel Fabio Pittore, su cui alla
l’imitazione dei più segreti meccanismi stregua di Filino pesa l’accusa polibiana di
navali sembra aver acquisito l’eredità della parzialità, è il canale attraverso il quale,
più famosa marineria di tutti i tempi e, una generazione dopo i fatti, si trasmetto-
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con essa, la sua proverbiale astuzia . no le fasi di un evento vissute dalla parte
L’inclinazione della Sicilia verso l’Africa dei romani. E Lutazio Catulo che nelle
nella cartografia del III sec. a.C. è un da- pagine dei manuali ‘vede’, dal porto di
to ormai acquisito, le cui tracce si avverto- Drepana, la partenza della flotta punica è
no ancora nella descrizione polibiana che in realtà il punto d’arrivo di una ‘infor-
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fa da spartiacque fra la nozione di un Ca- mazione’ che, dalle truppe occupanti il
po Lilibeo ‘politicamente’ e geografica- santuario di Afrodite, passa direttamente
mente volto a sud, per poi ruotare a Nord- al comandante della flotta che presidia le
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Est dopo il disastro punico del 241 a.C. : acque dell’emporion ericino.
è un’inclinazione che tuttavia non implica L’ultima stagione di Erice, prima di Roma,
un cambio di rotta. Le navi di Annone, è una stagione che ribadisce l’aspetto filo-
navi da guerra eccezionalmente funzio- punico della città elima, da sempre schie-
nanti come navi da carico per le esigenze rata con la costa ‘fenicia’ dell’isola, da sem-
delle truppe assediate all’Erice, salpano da pre attratta nel sincretismo di una cultura
Cartagine dirette su Hierà (Marettimo), passata attraverso il culto, che rinnovava
tappa necessaria per il proseguimento annualmente lo spirito della dea mediterra-
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della navigazione su ognuno dei tre ap- nea e dei suoi templi gemelli . Le colombe
prodi della costa occidentale dell’isola, di Astarte-Afrodite si incrociavano nelle
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che un cabotaggio – normalmente diffi- due direzioni , come proiezione della
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cile per le rade sabbiose – avrebbe messo rotta navale che da Cartagine puntava al
maggiormente a rischio per la presenza promontorio da cui, viceversa, la vista si
del pattugliamento nemico nelle acque di estendeva sino al porto fenicio: nella mito-
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Drepana e Lilibeo . storia più famosa della vicenda romana,
Il dettaglio topografico, sommerso da una rielaborata attraverso il filtro della troia-
densissima bibliografia su cause e conse- nità, già l’Aceste di Virgilio osservava l’ar-
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guenze della guerra, emerge in maniera rivo di navi di Enea nelle acque ericine e
molto netta dai due diversi punti di vista da quegli stessi specola, durante le guerre
contemporanei, confluiti nelle versioni puniche e in una concezione ancora ‘afri-
più tarde dei fatti: dietro i frammenti dio- coversa’ dell’isola, le navi risultavano visi-
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dorei che segnano la rotta punica Cartagi- bili già al momento di levare l’àncora .
ne-Hierà-Erice è Filino, l’ufficiale al servi- Quegli specola, rivolti all’Africa e ambigua-
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zio della guerra che perpetua una tradi- mente lilybitana , sono l’ultima traccia
zione valida almeno dall’epoca delle due dell’Erice punica e di una dea orientale che
eparchie e soprattutto rappresenta l’ulti- perpetua, nella Lili bait (casa della lasci-
Maria Ida Gulletta 72