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Evasioni e tentate evasioni dalla fortezza della Colombaia – di Giuseppe Romano
all’esterno, è stato perforato. Non resta che fare un buco nel muro
interno che divide l’officina fabbri dalla cella n.7 Gli autori del buco
sono i detenuti: Rappa Francesco e Pirrello Francesco. Essi sono stati
aiutati dai detenuti Gulotta Vincenzo e Cascio Vito.
Non appena il Comandante apprende questa notizia, ricca di particolari,
rientra immediatamente nello Stabilimento di Pena e facendo finta di
cercare un pezzo di lamiera entra nell’ Officina Fabbri; con un pretesto si
avvicina alla parete di fondo (che costituiva il muro esterno del
fabbricato) e constata che, effettivamente, nel muro esterno, alla base,
era stato praticato un foro largo in modo da poter contenere agevolmente
una persona distesa. Il buco era nascosto da un pezzo di lamiera messo
davanti. Una volta constatato ciò, il Capoguardia esce dall’officina ed
ordina al Sottocapo, il trentacinquenne Anselmo La Delfa originario di
Napoli, che era nel frattempo subentrato nel servizio, di intensificare la
vigilanza senza però far destare dei sospetti nella popolazione detenuta.
Il Capoguardia si reca in ufficio e telefonicamente impartisce la
disposizione che tutto il personale libero dal servizio affluisse nello
Stabilimento, per le ore 19.30 perché a quell’ora vuole iniziare le
indagini atte ad accertare chi fosse stato l’autore del tentativo di
evasione, quali le cause e i nomi dei detenuti che dovevano evadere
approfittando dell’occasione. Successivamente informava il direttore del
carcere mettendolo al corrente di ciò che aveva scoperto e siccome
voleva svuotare il camerone n.7 (dove dormivano 34 detenuti) chiede
rinforzi; un buon numero di agenti dalle Carceri Centrali e alcuni
Carabinieri.
Alle 19.30 affluivano nello Stabilimento il Direttore Cav. Pietro Ferrari,
alcuni agenti del San Francesco e 8 Carabinieri. Dopo aver fatto svuotare
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