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Evasioni e tentate evasioni dalla fortezza della Colombaia – di Giuseppe Romano
il camerone , il Capoguardia, alla presenza del Direttore iniziò gli
interrogatori. Inizialmente i due detenuti negarono decisamente ma poi,
quando le domande si fecero più stringenti ammisero di aver praticato il
foro che risultò essere della larghezza di circa 80 cm. e di altezza 60 cm.
e profondo circa 2 metri.
Ma com’era potuto succedere che i due detenuti avessero praticato un
foro così grande? Le risposte le troviamo nella relazione del Direttore: “
Il lavoro venne compiuto in circa 8 ore e fu facilitato dal fatto che il
tratto di muro prescelto non è omogeneo. Esso risulta di due strati
esterni di pietra legata da malta scadente con l’intercapedine riempita
di materiale di sterro che non offre alcuna resistenza in quanto non vi è
traccia di malta cementizia o calce. Intaccato, insomma, la superficie
della parete, e cioè il primo strato del muro, lo scavo divenne facile
perché perché si trattava di materiale non legato. Il fatto poi che
nell’officina non vi era un agente responsabile (data la carenza di
personale) la continuità del lavoro, ovvero lo scavo, durò 8 ore
indisturbato”.
Tale muro era stato costruito nella primavera del 1944 dall’impresa
Grimaldi per chiudere una porta che il Comando Marina, nel 1940, aveva
praticato nel muro esterno di ponente, dello spessore di parecchi metri. Il
muro di nuova costruzione avrebbe dovuto essere pieno, invece si
constatò che era stato costruito elevando due muretti e che il vuoto
interno era stato riempito di materiale di risulta, costituito da calcinacci,
pezzi di mattoni ecc. Insomma, un muro non costruito a regola d’arte
aveva dato lo spunto ai due detenuti di preparare un’evasione clamorosa.
Dalla dichiarazione del detenuto Rappa Francesco nato a Partinico (PA)
il 16.11.1920 apprendiamo come avvennero i preparativi: “ da circa 5
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