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Evasioni e tentate evasioni dalla fortezza della Colombaia – di Giuseppe Romano
mesi lavoravo nell’Officina Fabbri e mi sono reso utile facendo molti
lavori per conto dell’Amministrazione. Nel mese di maggio sono stato
condannato dalla Corte di Assise di Trapani ad anni 9 di reclusione. Da
allora, poiché ritengo di essere innocente, pensai all’eventualità di una
fuga e incominciai a studiare il posto; esaminai tutti i muri dell’Officina
e notai che la parete di fondo era costituita da due muri costruiti in
maniera diversa. Uno appariva recente e l’assaggio fatto con un ferro
non offrì seria resistenza. Intanto era stato messo in Officina il detenuto
Pirrello Francesco col quale mi confidai. Egli accolse con entusiasmo il
mio disegno e si cooperò per rendere più facile il lavoro. Io confezionai
il paletto che doveva servire per l’agente addetto al fabbricato. Tale
paletto però venne lasciato in Officina perché non richiesto. Io lo
utilizzai nello scavo del muro che eseguivo a periodi di tempo saltuari
facendomi sostituire ogni tanto dal Pirrello. Naturalmente mentre io
lavoravo, il Pirrello stava davanti al cancello dell’Officina e viceversa.
La sera coprimmo il buco con una lamiera. Il lavoro venne iniziato la
mattina del 1° agosto ed a causa della poca resistenza offerta dal muro
si era riusciti a fare un buco lungo circa due metri. Ritengo che ancora
poco restava ad ottenere la comunicazione con l’esterno. Alla sera del
1° agosto il Capoguardia mi chiamò fuori dalla camera n.7 e a
bruciapelo mi interrogò circa il tentativo di fuga. In un primo tempo ho
negato ma poi davanti all’evidenza dei fatti ho dovuto confessare la
verità. Non è vero che vi erano altri detenuti che dovevano partecipare
all’evasione. Ripeto che la fuga era stata organizzata da me e da
Pirrello solamente”.
Successivamente il detenuto Pirrello Francesco nato ad Alcamo il
12.4.1908 confermava la versione del Rappa ma addossando a
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