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Evasioni e tentate evasioni dalla fortezza della Colombaia – di Giuseppe Romano
Anche il detenuto Cascio Vito nato a Mazara del Vallo il 23.5.1915
rilasciò la seguente dichiarazione: “ La sera del 1° Agosto corrente, la
guardia Frezza mi invitò ad uscire dalla camera n.7 ove dormivo e mi
portò davanti al Direttore il quale mi domandò se io avevo partecipato
al tentativo di evasione. Poiché effettivamente lo ignoravo ogni e
qualsiasi cosa che avesse un lontano riferimento ad un tentativo di fuga,
risposi che nulla sapevo di tentativi di evasione. Aggiungo che data la
mia lievissima imputazione: furto semplice e dato che a momenti aspetto
la liberazione, non avevo alcun interesse a compiere od associarmi ad
atti che potevano aggravare la mia posizione. Davanti a questa mia
esplicita dichiarazione il signor Direttore ordinò che mi si conducesse
in cella di segregazione. Alcuni agenti che erano davanti l’ufficio mi
accompagnarono nei locali della segregazione. Giunto davanti la cella a
me assegnata io non volevo entrare nella cella stessa perché ero
innocente e non meritavo quindi nessun trattamento di rigore. Gli
agenti, però, esasperati evidentemente per il tentativo di evasione, nel
quale, ripeto, io non c’entro, vendendo che io non volevo entrare nella
cella mi afferrarono per le braccia e per le gambe e a viva forza mi
fecero entrare. Dichiaro che prima di allora nessuno mi aveva mai
toccato né dopo di allora ebbi a subire alcun gesto di forza, anzi sono
stato sempre trattato con grande umanità, con comprensione e posso
dire che godevo della fiducia di tutto il personale tant’è vero che facevo
“l’acquaiolo esterno”.
E gli agenti? Anch’essi furono interrogati e verbalizzati. Il Capoguardia
Torregrossa dopo aver riassunto i fatti affermò: “Posso assicurare in
modo esplicito che nessun detenuto delle carceri della Colombaia è stato
maltrattato o sottoposto a violenze e sevizie. Anzi, asserisco che non vi è
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