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VOGLIAMO L’AMNISTIA

                                 (la rivolta del 5 maggio 1956)

   E’ il 5 maggio del 1956. Nel cortile passeggi del carcere della Colombaia i
detenuti vanno avanti e indietro a gruppetti. Sono irrequieti; parlottano tra di loro
animatamente. Alle ore 15.30 l’agente addetto alla vigilanza dei passeggi suona la
campana che sancisce il termine dell’ora d’aria. Ma i 60 detenuti presenti nel cortile
si rifiutano di rientrare nelle celle. Immediatamente viene avvertito il Maresciallo
Millo, Comandante del Reparto degli Agenti di Custodia. Questi, insieme ai
brigadieri Spena e Salentina si reca ai passeggi per capire il perché di quella protesta
e nel contempo fare opera di persuasione affinchè i detenuti rientrassero nelle celle.

   I detenuti protestano per la mancata concessione dell’Amnistia. E’ il decimo
anniversario della Repubblica Italiana e dal 1946 ci sono stati ben 15 provvedimenti
tra amnistie e indulti vari, l’ultimo dei quali appena 3 anni prima nel 1953 e quindi
era forte l’attesa per una ulteriore Amnistia, che invece non era arrivata. Dopo un
breve conciliabolo con i sottufficiali, buona parte dei detenuti presenti nel cortile
rientra nelle celle ma una ventina di detenuti restano nel cortile a protestare, al grido
di “Vogliamo l’Amnistia”. Il Maresciallo Millo avvisa il Direttore, dott. Salvatore
Damiani che i detenuti si rifiutano di rientrare nelle celle perchè protestano per la
mancata applicazione del provvedimento di clemenza e nel contempo chiedono di
conferire con il Procuratore Generale e con elementi politici di sinistra come l’On.
Togliatti e l’On. D’Antoni. Il Direttore prima di recarsi sulla Colombaia, avvisa il
Questore di far confluire sull’isolotto un nucleo di agenti di P.S. per fronteggiare, in
collaborazione con gli agenti di custodia presenti, qualsiasi evenienza.

    Dopo alcuni minuti il direttore si recò sull’isolotto e successivamente al comando
del Commissario di P.S. Dr. Ricciardi arrivarono giunsero 25 agenti di P.S. alla
Colombaia. Il Direttore e il Commissario cercano di persuadere gli “ammutinati” a
desistere dai loro propositi, ma nonostante le rassicurazioni che i loro propositi
sarebbero stati prospettati alle superiori autorità, anche questo tentativo rimane
infruttuoso. L’atteggiamento dei detenuti era diventato minaccioso con fischi e grida
e il direttore, per evitare gravi conseguenze, fa ritirare gli agenti di servizio al cortile
passeggi ma nel frattempo dispone che dieci guardie armati salgano sul muro di cinta
al fine di rafforzare la sicurezza. Dopo il ritiro degli agenti parecchi detenuti iniziano
ad accatastare le loro brande e i pagliericci dietro i cancelli d’ingresso ai cortili in
modo da evitare a chiunque di potere entrare. Nel frattempo giunge sull’isolotto
anche il Vice Questore, che vista la situazione conviene con il Direttore di rimandare
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